Al nome di Dio. A dì primo d'aprile 1397. Istamane, per lo fratello della moglie di Benedetto, ti scrivemo una lettera; qui fue Fattalbuio e dise che tue no' lla avevi auta; io mandai ogi Zanobi e ser iSchiatta a sapere perché egli no' tti avea risposto e la lettera che tue gli avevi mandata ed e' dise che te la avea mandata e risposto. Barzalone m'à voluto dare dodici staia di grano per iStoldo; io no' ll'ò voluto metere nella in chasa il fornaio: òlo meso nella logia nella bugniola nostra, perché no' ve ne avea entro più; e' grano, dichono ch'è bello, ma è molto pieno di polvere; òne dettogli il vero, chosì motegando, ch'almeno una schosa gli dovea dare, per lo amore dello amicho io n'ò favelato cho' Nicholò e detto che a mio parere c'arebe de' modi da chonperanne per iStoldo, se ne volesi, e per aventura ne gli farò domane chonperare qualche otto staia e se d'egli n'àe bisongnio, anche mi dà forse il chuore di fare sì ch'egli l'àra tosto. Questo podestà no' ci à per anchora, quando egli è istato e la stretta, disdeto chosa ch'io gli abia mandato a richiedere. Sarà buono che, quando tue ti ritruovi una volta chon Ghuido, che tue ne llo ringrazi, a ciò che si vegha per chui amore egli fae; se Stoldo n'àe nicisità avisicene, e 'gengnierome di mandarlo il più tosto che si potràe, che di qui, credo, no' si puòe erare di chavarnelo. Nicholò di Piero si dice che crede venire chostà martedì: avisalo se voi che ti meni le bestie o altra chonpangnia, e faràlo. Fattalbuio mi dise ch'io dicesi a' lavoratore d'Arsicoli ch'egli carechasi le lengnie; io gli ò favelato cho' lui ogi e dice che, il più tosto potrà, ce le arecherà. Batagliere non n'ò potuto favelare: no' mi vo' stendere più, vuolsi trovare modo ch'egli no' lla lavori più uno altro anno. E' panchoni abiamo fatto chavare di molle ogi. Mandoti per Arghomento uno paneruzolo in che àe parechi prugniuoli, che mi furo' mandati a me istasera e parechi ranochi, sono freschi, presi ogi a vespro, ma ògli fatto chuocere, perché non abia quella faticha, e chon eso una tovagliuola. Rimandami il paneruzo, perché non è mio e anche se ve ne ài niuno, rimandalomi. Io foe fare del pane lunedì sì che, se tue ci vieni, ne truovi, e, se non ne vuoi venire, mandami a dire se vuoi ch'io te ne mandi o no. Chon questa àne una lettera che tti manda monna Beldi: mandòmi preghando ch'io ti dicesi che tue le rispondesi: fane che ti piace. Altro no' dicho. Idio ti ghuardi senpre. per la tua Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho in Firenze, propio. 1396 Da Prato, a dì II d'aprile. Risposto a dì 2 d'aprile.