Al nome di Dio. A dì 24 d'ottobre 1397. Ricevemo ogi una tua lettera, e il gharzone che l'arechò dise che l'avea rechata Bartolomeo ispeziale, e tu di' che l'arechò Foffo per una tua che n'abiàno ricevuto istasera da te. Io ebi la mia a terza, e ser iSchiata ebe la sua a vespro e pare che sapia chi ne l'à chavata e chome la chosa è ita; io mandai a Bartolomeo ispeziale per sapere che volea dire che m'avea mandato una lettera ed ele doveano esere due; ed e' si dise che no' me ne avea mandato niuna; ser iSchiatta sa bene chi gli portò la sua e chome questa chosa è ita, ché te ne saprà dire chome la chosa è ita. Perché è di note e piove non n' ò voluto mandare a chasa ser iSchiata a sapere la chagione, e forse no' me lo direbe. Io erai a dire che gl' avesino fatto il dì, ma avealo fatto il dì dinazi; iermatina vi stetono insino a terza ed arechorono ventitrè chorenti e barelorono parechi barelate di pietre, poscia se n'andorono per lo tenpo che non poteano fare nulla. Ogi non c'è istato il mugniaio a murare, lasciamo per lo tenpo che non n'era fermo, ed anche c'è ogi piovuto; èci istato ogi la Lodola e il Beso ed ànno barelato ogi tutto dì di quele pietre dicano. Del mantelo mio sono chontento di quanto n'à fato. Della lettera di Charlo, l'avemo la matina e non la sera, e, perché la lettera era sugelata e Ghuido la portava già ad Arghomento, e in freta gli demo le chapeline e volavagli dare le melarance, perché sapavamo n'avate bisongnio; non ci ponemo a fare la lettera ch'era tardi: e questa è la chagione perché non ti rispondemo a parte a parte. A Nardo mandai a dire quelo dicesti, ed e' v'è venuto. Dello pane e delle chastangne ti manderò se questi veturali te lo potrano arechare: del pane ti manderò ongni dì parechi, perché egli ànno le some grandi e no' si poso' charichare: el pane non n' è molto biancho. Di questa farina ch'è tornata dal mulino, se tti paresi da mandarne niuno altro sacho di niuno altro grano, iscrivilo e manderelo. I formagi ti manderemo e degl'atri fareno quando ci di'. Nanni di Ghuiducco è stato istasera qui, e dice che, se domatina sarà buo' tenpo, e' vi lavora a l'orticino, egli e il mugniaio, benché mi pare aviato il tenpo a potere fare pocho bene. Nanni ghuaterà la chalcina se lla fia buona e, chome si potrà avere rena, si spengnerà. Nicholò di Piero àe auto gli schardasi. Del muro del Palcho non te ne so dire bene di certo, ma lo Schiavo ci fu ogi e non ne dise nulla v'avesi fatto danno; Ghuido vi fu ieri e non vi vide nulla. Nanni di Ghuiducco e Nanni nostro v'adranno domatina alla chanpana: per atra t'aviserò chome la chosa vi stà. Dice Nanni che non si richorda che tue gli dicesi nulla delle quatro mogia della chalcina, ma bene gli richorda' che tue gli volesti dire una chosa e no' te ne potesti richordare: che sarà forse istata questa d'esa? Noi non sapiàno quelo à fatto Biagio, ma per la prima t'aviseremo di quanto arà fatto. Le chose ci mandasti per Arghomento abiàno tutto riscontrate cho' lla lettera, ed abiàno ongni chosa, sì che istà bene. La chalcina tôreno da Bartolo da Manghone. E la mostarda abiamo fatta. Ghoro lastraiuolo è stato qui a me, egli e Iachopo da San Donino, ed ànnomi detto ch'io mostrasi loro le finestre dove io volea fare l'orticino, e al tutto si sono diliberati che, ne la faciata di verso meser Piero, l'orto no' istia bene; pare loro ch'egli (vogete) istia bene nella finestra del pozo ne' Porcelaticho: e' sarà chostà e 'tenderasene techo. Altro per ora no' dicho. Idio ti ghuardi senpre. Dice Nanni di Ghuiducio che vi istia a mente il fodero suo. Dice Nanni nostro che Becino dice che vi priegha che, se voi gli potesi esere buono alla prestanza, che voi il facesi. Per Arghomento vi mandiamo tre serque di pane: rimandateci le sacha e le chose v'abiàno mandato. Il pane è in due sacha, perché e' vetturali no' voglio' chosì grandi fardeli. per la tua Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato, alla piaza Tornaquinci, in Firenze. 1397 Da Prato, a dì 25 d'ottobre.