Al nome di Dio. A dì di novenbre 1397. La chagione di questa si è perché domenicha matina, aprendo il forzerino mio de l'anela, no' vi trovai entro quelo mi die' Nicholaio di Bonacorso: di che pensa la manichonia e 'l dolore ch'i' ò auto per più chagioni. Io no' feci domenicha altro che cerchare e ogi feci il simiglante, e òne fatto cerchare a Nicholò di Piero e a Stefano di ser Piero tute le tavole e prestatori no' ci ò lasciato nula e per anchora non si truova nula. Io non ti saprei dare ansegnia niuna, in però che, a mio parere, i' no' lo portava mai, perché e' no' mi chapriva, cioé quando sia perduto: non so pensare in che modo si sia perduto, se no' per questo modo ti dirò chè fusi mai chaschato in su' panni, e che quando altri gli schuoté e' fusi chaduto a tera de le finestre; od e' m'è stato chavato de' chasone perché, se fosi di quele ch'io porto, no' me ne maraviglerei, chosì ch'io direi: "E' mi può esere chaduto od io l'ò lasciato in qualche lato", ma di questo mi maraviglio più che se d'egli fosi istato uno de' buoni. I' ò fatto ispazare la via e vagliato ciò che v'è: chi mi dice una chosa e chi un'altra; io mi sono al tuto diliberata di volere che tu sapia, per più chagioni; saremi indugiata a darti questa manichonia insino che tu fosi qua, ma perché mi sono avisata che tu cerchi chostà o faci cerchare, perciò te dicho inazi sia qua tue, il drovesti richonosciere, perché l'atr'ieri, quando facesti iscrivere quele chose, lo scrivesti e dovestilo avere i' mano: egl'è uno zafiro; io n'ò fato iscrivere una lettera a Stefano a Pistoia ed avisatolo de' modo. Io no' ti poso dire altro, perché sono tanta dolorosa ch'io non so dov'io mi sono. Idio ti ghuardi. per la Margherita, in Prato. Franciescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1397 Da Prato, a dì XX novenbre.