Al nome di Dio. A dì 22 di gungnio 1398. Questa sera òne ricevuto tua lettera per Arghomento, e chon esa uno mazetto a Nicholò di Piero e, drento nella mia, n'era una che va al chapitano di Pistoia: farò cerchare a Ghuido e faré la sopra scrita, e manderella il più tosto che noi potremo. La chagione perché io non ti iscrisi si fu perché i' Roso no' mi fece motto e non mi dise, la sera, che dovesi venire, e a Ghuido disi che andasi la matina, chomunche si levasi, a stare chon Cristofano, perché mi pare che sia di bisongnio, ma e' Roso ci venne da pocho, ma egli è ora da via meno, ch'a mio parere e' non sa dove e' s'è. Io non so se tu t'avere danari da lui, ma e' sarebe buono di darglene anche, ed e' si partisi da te, perché, se ci istàe anche uno mese, e' non n' arà cervello in chapo che a dire pure: "Buono, buono, buono è l'asino". A Cristofano diremo chome tu ci sarai lunedì e quello che tu vuoi fare. A Barzalona diremo quanto tu di'. Sopra fatti di monna Giovanna faremo quanto tu di'. A Martino manderò a dire che gitti dell'aqua ongni sera in su le mura. La lettera tua è tanto letta che noi l'abiamo molto bene intesa: meteremo in eseghuizione quelo che tu di'. La donna de' chapitano di Pistoia fue ieri a desinare a' Munistero di San Nicholaio ed era, chon eso lei, il fratello e più altri giovani da Pistoia; io l'andai a vicitare a' Munistero e fecile grandisima forza ch'ella si dovesi venire a stare qualche dì chon eso mecho al tutto, e i' no' lla potetti menare e il dì medesimo ritornò a Pistoia: presentàle vino e frutte, e disile il meglio ch'io sepi. Per fretta non ti poso dire altro: Idio ti ghuardi senpre. per la tua Margherita, in Prato. Francescho di Marcho da Prato, alla piaza Tornaquinci, in Firenze. 1398 Da Prato, a dì XXII di giugno.