Al nome di Dio. A dì II di dicenbre 1398 Questa sera abiamo ricevuto una vostra lettera fatta a dì 30 di dicenbre per Lenzo Chosi e chon esa una a Bernabò e una a Nicholò, che le demo subito. Della choltrice di monna Margherita della Maglia so ch'ela non sarebe stata bene a que' letto, perché so chome l'è fatta: a mio parere, non v'è ora più bisongno di più choltrice. Il materaso, (che) era nel letto di monna Giovanna, ti mando e più il panno vermiglio buono, e il chopertoio del bordo, e la chortina azura, e la chortina nera, e que' romangniuolo era al Palcho, e uno panchale azuro, e il tapeto de letuccio mio, e uno sachone picholo e uno grande di Nanni ...... tu tanti buoni asenpri e tante buone parole si è uno perdere tenpo ...... anni e buono e aopera que' che sa chi fa quello che sa basta. Della federa della choltrice ò cerchato qui e no' la truovo, non di meno cercherò meglio e mi pare che la si mandasi a Firenze a Domenicho di Chanbio che la fecese enpiere, e parvemi che rispondesi che le penne era' trope chare o che gl'aveano venduto quelle v'erano di nostre: no' me ne richordo perciò bene, e veramente e' mi parve che venisi chostà quando eravamo al Palcho. Al chasone a lato alla ghuarderoba son certo che non v'è, in perciò ch'el'era piena di pene e perciò no' lla tenneva se no' sotto letto o in qualche lato, perché no' mi inbratasi la chasa. Del venire io chostà, penso sia il meglio io non vi vengha per questi parechi dì, perché le chose (che) ànno a venire chostà e pur è di bisongnio ch'io le truovi e dia ordine a le chose chome le ànno (a) andare, perché qui non n'à persona di chui io mi posa fidare, che facesi queste chose per modo che bene andasi; neanche potrei lasciare per modo ch'io fosi chontenta, ma ciò ch'io facea, facea per amore che penso tu non ne istia chom'io vore', né mai non ne istesti chom'io arei voluto, io sto a ghovernare quelle persone ch'io non debo e quelle ch'io debo non ghoverno, ma tutto fo volentieri quand'è di tua volontà. A mio parere, Francescho, e' mi parebe che domenicha tu tornasi qua per alchuno dì, chome tu di' e daresti ordine chome qui dovesi rimanere e, se qui avesi a fare alchuna chosa, potresti fare per alchuno dì e io, in questo mezo, meterò in punto e mai no' ristarò, si che, quando gungnerai qui c'arà meno a fare e tu m'aviserai di quelle chose s'aranno a mandare chostà e io te le manderò. A monna Giovanna ò deto quello dicesti di Tomaso: è stata molto lieta. De' fatti di monna Giovanna, Francescho, piglane pichola malichonia. I' ò ghuag...... femine agli uomini pratesi che fanno merchatantia e non ne sono tropo ...tichi, e tu sai che si credono senpre esere inghanati; s'io fossi huomo, mai non farei i fatti di femina né d'uomo che non fusi praticho, perch'è una grandissima faticha e senpre credono esere inghanati e tu l'ài provato cho' pratesi che ài auto a fare cho' loro. Il fornimento de' lotto grande ti mando, ma no' di meno, se non t'è di bisongnio, non ve porre. (volgi) De' sermenti ti manderemo il più tosto potremo; ma vorebe esere buonno tenpo che no' si molasino, avendo a entrare ne' letto; se noi non ti mandiamo chosì le chose a punto, chome tu voresti, non te ne adirare, perciò ch'io sono femina e so' sola chon una brighata di fanculle e non n'ò auto niuno di persona: io ti mando quelle chose ch'io penso sia il meglio. Del pane ti manderò: e ora che Nanni vi verà ongni dì, di dì in dì n'arecherà quanto ve ne sarà di bisongno. Quello di Stefano Ghuazaloti è venuto qui e à domandata la detta chotta per Papero e dice chome tu me ne dovevi avisare, e io gli risposi e disi per anchora non ne avea aute le lettere tue; e' ci dava molti sengni, gli quali era verisimili che gl'era stato chostà; pure io gli risposi e disi che io avea una volta chomandamento da te che niuna tua armadura io dovesi mai prestare a persona, e chosì era achonca a fare, ma ch'io pensava fosi cholpa di choloro che no' aveano da te lettere e non tua; e' si partì: egli e Nicholò, e io mi ripensai che chaso era questo, perché e' volesino questa chotta, chonsiderando il buono giovane che gl'è, e feci chiamare Nicholò e domandai se sapea la chagione, perché e' domandava questa chotta, e mi dise: "Non sapete voi il chaso è intervenuto a Papero?" io non ne sapea niente che non ne arei fatto la risposta ch'io feci; io disi a Nicholò gli dicesi da mia parte che, chonsiderando il chaso, ch'io m'era diliberata di volere pasare il chomandamento tuo, in però ch'io pensava tu ne saresti lieto: parvemi uno chaso da dovere dire chosì. Io truovo qui due chotte, la quale mi pare l'una che non sia la nostra, ch'io mi richordo ch'io feci a la tua i botoni due dinazi e orlai il chapezale: questa non ce n'à niuna che sia in que' modo; òne domandato la Lucia, dice tu la prestasti una volta a Manno e lascioci la sua. Di questo fatto io non so nulla: dimi se gl'è chosì, mostrerogle amendue e piglerà quella che più gli piacerà e farenne richondanza e Papero n'aviseremo. Òlle fatto pesare amendue e ongnuna pesa lib. 31 on. 9, tanto pesa l'una quanto l'atra. Il ghuadernuccio suo si vedrà Ghuido e per la prima t'aviserà di quanto tu di', cioè il quadernuccio di monna Giovanna. Quello vino de lo streto mi piace e' no' mi pare da manometere altro. A Nicholò si dirà quanto tu di'. La mula di Ghuido ramentto a Ghuido; la muletta farai bene a mandarla qua: somi maravigliata perché ài voluto questa brigha chostà, ché mi pare che n'abi asai! A Nicholò dirà Ghuido quanto di' di Mateo. La chiave de l'orticino si fa fare: sarà fatta domane. Domane farò ischonfichare la topa, perché istasera è molto di notte e l'altro dì Nanni te l'arecherà. Del farsetto di Pelegrino non n'è fatto, perché e' gl'è il più sodo bugardo fossi mai, io non n'ò potuto mai riavere la ciopa mia né vederlo non che riaverla; io disi domenicha a la mogle che mai non manderò per esa e chosì farò: e' gl'à auto la banbagia ed ò fatto i manichini; a Ghuido ò detto gli soleciti egli. Del lana ieri se ne rasciughò una parte e ogi non n'è istato sole che la si sia potuta asciughare e parmi che ce n'abia de la fracida: Nicholò te n'aviserà chome la chosa sta. A Bernabò demo la lettera e domatina verà chostà. De no' volere tu Nanni istia qua chon due bestie a perdere tenpo, parmi che tu abi ragione, e non n'ò pelo adoso non ne sia pentuto, ché non vi venne ogi e spezialemente quando ò veduto non n'è istato sole, ma egli non c'è istato, che gl'à ramasato la chalcina, e barelato drento la rena era fuori, e righovernato i' lengname de l'aia, e à arechata la lana a chasa il dì, e sì pocho che viene a dire no' nulla. Perchè gl'è tardi, perché noi non ti rispondiamo chosì a ongni chapitolo, non te ne maraviglare; no' mi churo di veghiare per me, ma per l'amore della famiglia e per l'amore di Nanni, che vie' chostà; a buona otta ingengnati di rimandarlo la sera il più tosto puoi, e sì per lui e sì per le bestie, ché gl'è ora tornato alle a le quatro ore due volte; questo non n'è che Nanni ne dicha nulla, ma io me lo dicho da me. Io non credo che quelle chose arecha alchuna volta, tu facci per ghuadangnio, ma fai per servire altrui ed e' sono i dì sì picholi che gitando le some nel mezo de la via e dando la volta per tornare in qua egli che fare di poterci tornare; pensa, Francescho, se queste bestie infermano, o Nanni infermasi e sì ci giterà una mala ragione che gl'è istato a queste sere una nebia che pare la matina nevichato in terra: lascia andare di servire altrui e atendiamo a fare i fatti nostri. Io ti mando la tavola del nocie e la tavola vechia de l'abero e il farsetto tuo vechio foderato; rimandami tutti i panni sucidi per Nanni, e le zane, i paneruzoli ch'io te gli rimando a mano a mano, e, se no' me gli puoi mandare domane, fagli trovare domandasera, sì che l'atro dì gli posa rechare. Lo Schiavo è qui e dice ch'arebe bisongnio di f. dieci e Ghuido gli die' ogi lb. quatro per chonperare orzo e fave e altre chose per seminare: avisati quello vuoi se gli dia. Per questa non dicho altro. Idio ti ghuardi senpre. per la tua Margherita, in Prato. Ogi è venuto qui da Bolongnia sette sacha di lana barberesca la ve......, pesa in tutto 2361, e il veturale abiamo paghato della vettura e pasagio non della ghabella, in però c'à scritto il pasagiere la ritengniamo di ch....: l'abiamo ritenuto e dise Nicholò gli parea egli avesi erato anche alla ghabella a fare la ragione. A' veturali abiamo dato, per lo vetura e pasagi, lb. quarantasei e s. quatro, che gli demo f. dieci d'oro gravi, che me gli prestò Nicholò e lb. sei e s. quatro picholi e tutto achoncerò per lo modo vuole stare e chome ò achoncio l'atro, cioè chome mi scrivesti, sì che, se voi vi volete fare chostà dette spese, potrete. Domane mi farò dare per iscritto a Nicholò le spese fece a que' sacho della lana grosa e manderòlavi. Da Nicholaio Mastriscie òne auto ogi lb. 25 e achonccio chome si fa. D'Antonio di Zarino òne auto que' resto, cioè lb. otto: dite chome volete l'achonci, no' gli ò se no' mesi a entrata al mio quadernuccio e fatto uno richordo in su n'uno foglio; dite chome volete s'achonci. Da niuno altro ò potuto avere danaio. A Nicholaio Branchacci dirò quanto voi dite: vedrò che dirà. Dice Ghuiduccio di Duti è il termine de' lana a dì 14 di questo mese, ma che gl'à (a) mandare domane chostà panni bigelli che gl'à per venduti e poi, l'atro dì, vi verà egli e saprà se Stoldo gli vorà per quello ne potrà avere quanto che no' dice gli farà dare i danari che saranno da f. 40 o 45. Dice Nanni: "Mateo da Barberino il trovo ogi", e disegli che quello lavoratori di Cristofano erano istati pengniorati un'altra volta. Del lana ve ne farò richordo chome dite, e simile di quella venuta ogi da Bolongnia farò. Francescho di Marcho da Prato, in Firenze. 1398 Da Prato, a dì 3 di diciebre. Risposto.