Al nome di Dio, amen. A dì 8 di maggio 1399. Ricevetti tua lettera e con esso più altre lettere: a ognuno ò fatto dare la sua. Quella polizia de' panni e ttututto ò trovato e sta bene. La donna del podestà, che chostà è venuta, non sono ita a vicitare, quando per una chagione e quando perr un'altra, e non mi chredetti ch'elle si partissi così tosto. A te lascio a fare questa iscusa. Del fatto del Sacente à' fatto bene per l'amore della famigna sua e perch'io chredo che sia acusato a torto. Dello sciloppio tôrrò forse dal vicino da llato, perché mi penso che per più chagione che ttu tte ne contenteresti. Un sacho d'orzo manderotti per Argomento. E' fiaschi dell'aqua ò avuto. Di Niccholò ........ sono contento che stia bene. Domenica mattina t'aspetteremo. De' fatti di Tomaso, seguine quant'a te pare. Veggo che tu sse' guarito: sono contento dell'eser tu bene servito di mona Gita. El pane di mona Fiore ò mostrato alla Lucia: prrega Idio la Lucia per mona Fiore; di' a mona Fiore che, s'ella non truova modo di fare mignor buchati, ch'ella non fa, che mi converrà prochacciare altro, ch'ella m'à rimandata una tovagna che v'è su tutto 'l vino: questo non dicho per questa volta, ch'ella sa che gn'è buon pezzo ch'i' me ne ramarichai. E ònne più volte ragionato con mona Gita; dice mona Gita ch'ell'è una fenmina di diavolo: ditegnele per modo ch'elle non sa dire, ch'ella sente del pazo come lla Lucia. De' fatti di mona Giovanna e di Niccolò non cale altro dire: mona Giovanna non può fare nulla se Tomaso de' Biancho non n'è guarito. De' fatti della amicho mandai a dire perr una letteruza alcuna cosa, la quale non n'è nicistà di scrivere: a bocca t'aviserò di tutto. Innanzi che ttu parli co' llui della farina per ora non ce ne manderei troppo, perché à' megno dove tenella costà. Rimandoti dua saccha e quello in che sarà l'orzo. Domane ti manderò tutte l'altre. De' fatti di Bartolomeo sono contento ch'e' sia ita Pisa: a bocca parleremo di tutto. Avisami se nniuno ci venissi a buon'otta, sì fo conperare o vitella o chavretto. El saccho della Francescha che venne co' panni, se Guido lo ritruova, ché ssa che rimase dove dormono, quande gni viene a punto che me rrimandi; mandami drento que' chanavacci da fare e' sottanelli. Istudia quello panno che ssi diede a ccurare, ché ne vorrò fare lenzuola a questo letto piccolo e cualche chamicia per questa famigna; e ò avute dua bacine e dua miscirobe e dua legni da nnettare le coltella, e 'l paneruzolo col pane e un cartoco di mirra. Per fretta farò sanza più dire. Idio ti guardi, per la tua Margerita di Francescho, in Firenze, propio. Francescho di Marcho, in Prato, propio. 1399 Da Firenze, a dì 9 di maggio.