Al nome di Dio. A dì 2 di novenbre 1399. La cagione di questa si è ser Guasparre fu qui con un altro notaio e disse che 'l podestà cel mandava a bergo e a ccena, la qual chosa credo che menta per la gola; se non fosse ch'i' ebi paura della riprension tua, aregne risposto com'egni meritava e òllo avuto per peggio, ché sapea che ttu eri costà con tutta la famigna. Fu or due fenmin 'n fuori; feci serrare il fondachetto che non tocassino iscrittura niuna e fe' lor portar mangiare e ciò che fu di bisogno di là, per modo istetteno megno che non meritavano. Antonio Gerandini mi rimandò istamane e' rronzino de' Piaciti, che pareva un ermellino: rimandàlo loro a mano a mano; penso, quand'e' non mi mandò iersera i' rronzino chome debbe esser vero che mi mandasse 2 giovani a chasa alle 2 ore. Peraccino e Nencio son tornati, ànnoci lasciato e' rronzino e lla muletta e dicono che Nanni deb'esser oggi qui e per lui te le rimanderò, ch'è gunto in quest'ora. E per detto di Peraccino e di Nanni le cose sieno ite molto bene: della qual chosa ò avuto gran piaciere, dove fosse Barzalone e Niccholò non potrebe andare altro che bene. I' ti prego che ttu ne venga il più tosto che ttu puoi, in perciò che non n' è tenpo da stare l'uno sanza l'altro chome che qui ritta non sia crescuta la morìa, anze si dicie che ne sia' morti meno in questi duo dì che niun'otta, non so come la cosa si fa costà. Lodovicho Marini si tiene che sia guarito e chosì Piero di Filippo: Idio ci provegga e non guati secondo e' pechati nostri! Pensa a spacciarti di costostà il più tosto che ttu puoi. Ricordati di quello che ttu ài a dire a messer Piero, ché troppo mi saprebe male s'io perdessi il pegno, e ttutto il tenpo della vita mia me rinproveresti. Di' al conpar mio che non vi metta suso di que' punti che vi saprebono mettere, e ffa che ttu lla dicha per modo che ttu no' ne inganni il conpagno, bench'i' ò tanta fidanza i' llui ch'i' chredo che no' llo farebe mai; non so se 'l conpagno si facesse choso ciò cche farebe fare perr aversi quel diletto e no' fu ma' tenpo da darsi piaciere, tanto quant'è ora in questo tenpo, avendo senpre l'occio a Dio e ricordassi della fine nostra che questi mi pare che sieno e' magiore piacieri che sso che sieno: tutte l'altre cose son vane e non vi si truova bene niuno: Idio ci dia la grazia che noi sappiamo cognossere le grazie che ci à fatto. La bagna che ttiene il fanciullo della bagna di Niccholò e' veniva pe' danari ch'ella dovea avere: rispuosile ch'elle ci tornasse sabato e i' n' avisere' Niccholò e che, avuta da llu' la risposta, gni daremo quello ci mandasse a dire. Racomandami e ssalutami a cchi ti pare. Idio ti guardi. per la tua Margerita, in Firenze, propio. Non ci è niente di nuovo di niuno luogho e però non n'ò altro a dire; penso ci sarete domane, sicché non c'è altro a dire; vanoci le chose a l'usato sanza più o meno; per quello si diche chostà, lavoro più che qui, sicché non vi state. Stoldo, in Firenze Francescho di Marcho, in Prato. 1399 Da Firenze, a dì 3 di novenbre. Risposto.