Al nome di Dio. A di 24 di settenbre 1401. Per Arigho dipintore, a dì 22, vi scrivemo abastanza; di poi non abiamo vostra lettera, sicché, per questa, faremo di meno dire. Questa matina si è qui giunto ser Baldo di Vestro ed à menato la muletta qui; l'à ghovernata Ghuido chome bisongnia, sì che sta bene. Per una lettera, che ieri mandasti al fondacho, e per ser Baldo abiamo sentito chome el chavallo s'è morto, della qual chosa òe auto gran dispiaciere, più per te che per la valuta de' ronzino, ché mi dice ser Baldo che tu n'à' preso chotanto dispiacere, bene ch'io mi pensava che non fose il chontradio. De' ronzino e de l'atre chose pocho mi churo, solo che tu nonne pigliasi dispiaciere; ma e' mi pare che tu ed io abiamo asai che lodare Idio, chonsiderando della bella grazia che Idio ci à fatta, che noi siamo tornati tutti sani e salvi; che Idio ne sia senpre lodato e diemi grazia io ne sia chonosciente, e spezialmente della grazia che m'à fatta che tu se' giunto salvo tu. La tua venuta mi die' grande malinchonia per più chagioni, e non te lo usavo dimostrare per non te ne isbighotire, ché, se tu penserai bene, tu mi vedevi pocho ralegrata, pensando di te chome dovesi venire salvo, e àmi fatto Idio più grazie che io no' gli saprei adomandare; de' ronzino e de l'atre disaventure che vengono tutto dì me le porto asai in pacie e pocha pena mi fanno se non fosse il dispiacere ch'io vegho tu ne pigli. A chonfortarti mi pare vengha a dire in però che in su questo fatto se' tropo invecchiato. Priegho Idio ti dia grazia che tu pigli per modo che non sia danno de l'anima tua. E mi dice ser Baldo che tu rachonci vino chotto e che tu veghi tutta notte e fai cierchare uve per te rienpiegli; credo che sarebe il meglio perdere pocho tenpo in questo e i' molte altre chose, chè tti tornono più a danno che a utole. Io ti richordo che tu metta in aseghuizione la buona voluntà chon che se' venuto qui e sì tti richordo che, a mio parere, a te sono di bisongnio II chose: l'una di fare quello che piaccia a Dio, e l'atra di spendere quel pocho del tenpo che tu ài a vivere per modo che, quello che Idio t'à prestato, ti dia grazia tu glielo renda; a tutte l'atre chose mi pare non vi sia entro niuno buono sodamento per te; or tu se' savio, seghuine quello che tu credi ben sia. Prieghoti ti debia piacere tornare tosto, ché chostà credo tu sia chon asai dispiacieri e qui sarebe pure bisongnio ci fosse, si per quella malvagia, perché no' l'ardischo a tochare se tu non di' dove vuoi si faccia metere; e simile per que' vini che sono a chasa Nicholò, che none so pigliare partito, se qui non vieni; ma s'io l'avesi a fare, que' vini forti che sono là, farei metere tutti in due botti qui inn una di queste cielle e poi gli lascierei stare, e sarebe magiore bisongnio per le chose magiori che tutte l'atre venghono a dire nulla a tte. Ogi mai la chasa è achoncia per modo che tu ci potrai istare, per modo ti chontenterai: e non si vogliono lasciare le chose grandi per le pichole. I' ò fatto chonperare delle lucierne e la chasa (è) ogi mai bene; ciò che cci mancha sarebe un pocho di stangnio e, se chostà a' più di due mortai, mandacene uno; se non ve n'à' altro che due, lasciagli stare chostì però n'ò qui uno e, se bisongnerà, farò d'averne un altro: chostà non voglio sia sfornito di II. Perché sono achupata ne' rachonciare la maserizia, farò sanza più dirti: che Cristo senpre ti ghuardi. Sarà chon questa più lettere venute da Vinegia e da Tomaso. El chonto mandano quegli della chomesserria, tutto vedete e dite quello volete si risponda. Saràci una lettera di Giovanni di ser Nofri, dove dicie à uno migliaio di ghalla, che, se lla volete, verà duc. 23 il 1000; àmi detto iStoldo gli dicha la mandi a Prato a ser Chonte per vedere se dicie vero esendo la ghalla buona, e chosì farò questo dì. A Vingnone iscrivo di chontinovo e stanotte pasata veghiai parecchi hore, sì che i' nulla perdo tenpo di fare ciò ch'io passo. Avamo fatto ieri una valigia de' vostri panni e di Scholaio per mandarvela per lo Sarda, e ieri ci promise vinire insino qui per esa: no' llo fe', sì che rimase; in quest'ora voe a vedere se llo truovo e manderòvi tutto e chon questa sarà la lettera di tutto. Sonci que' di Giunta del Migliore di Ferara che ànno a 'vere più danari, non abiamo dati quello provedrò il libro e chiarirògli di tutto, e per detta chagione qui ritengo . Saràci una lettera de' Chari in che era lettera di Chatalongnia e a Pisa abiale ritenute. Per quello degli Strozi avemo vostra, e, perché parte ser Baldo, non vi fo risposta: faròlla stanotte chonpiutamente. 1401 Da Firenze, a dì 24 di settenbre. Risposto.