Al nome di Dio, a dì v di marzo 1397 A dì primo di questo vi scrivemo quanto fu di bisogno; poi ieri avamo vostra lettera fatta dì 7 del pasato ch'è forte vecchia lettera. Per essa sollicitate lo spaccio de' vostri panni e dite gli tengniamo apresso sicché come ci fosse conpratore noi gli spacciamo. Che vi rispondiamo che senpre gli tengniamo apresso perché di quella ragione non abbiamo più e d'altri panni non abbiamo che due altre balle e non ci si fa nulla di niuna cosa, sicché faccenda che abbiamo no gli fa uscire di mente e di questo siate certi. Non aspettate che nella fiera ci si faccia nulla che, come vi s'è detto, noi siamo asediati pure pensiamo o per uno modo o per altro spacciare i vostri valenzini. I contrafatti alla Vervi ci potrebbeno stare 30 mila anni che mai nullo ne spacceresti. Di panni valenzini ci è venditore a on. 2 tt. 5: al tenpo suo ne gli trovemo per la fiera gli darò via e della scritta venderò come fanno gli altri che detto vi s'è, come qua si crede sonsi venduti, a danari contanti, a on. 1 tt. 28. S'io ne troverò in fiera, a danari contanti, on. 2 gli darò via. Siamo bene avisati che adirizzandosi questo paese siete atti a metterci de' panni catalaneschi così o meglo come alchuno altro quando vedessimo il paese atto ad acconciarsi o achoncio ve n'aviseremo; ma a nostro parere egl'è più atto a ghuastarsi più che nonn' è che a miglorare. E non mi dorrebbe il chuore nè con iscrivere nè con dirlovi a boccha di sapervi mostrare quanto ci si fa pocho: solo chon vederlo co l'occhio il conosceresti e non vi potrei dire di sì pocho che non sia meno. Per costà, 46 1/4; Pisa, .h.; Genova, lb. 7 s. 18. Cristo vi ghuardi. Per Antonio e Doffo e conp., in Ghaeta Tenuta a dì viij e non ci è di nuovo che dire. Francescho di Marcho e Stoldo di Lorenzo e conp., in Firenze 1397 Da Ghaeta, dì 18 di marzo