Al nome di Dio, a di xviij di luglio 1398 A dì xiiij di questo vi scrivemo quanto bisognò e poi ricevemo ieri vostra lettera fatta dì primo, chopia d'una n'avemo già è più dì. Farenvi risposta a che sia bisogno. Chome v'abiamo detto de' vostri panni non abiamo anchora posuto fare nulla e non crediamo prima che a la fiera di settenbre poterli spaciare; ma alora a ogny modo vedremo di finirly ed avanzarly quanto ci sia posibile e sarete avisati di quanto faremo o crederemo fare. Que' vostri panni valenzini contrafatti a la Vervi, non fate conto qui si posino mai spaciare e però noi loderemo voi ne pigliasi altro partito altrimenti ci si potrebono bene infradiciare se n'avese mai danari. Siate avisati. Nonestante questo acordo sia fatto da l'Amiraglo a lo Re, qui non ci si fa però di più raxone e non ci è uno danaro in perxona, ch'è strana cosa. Saprete che seghuirà. De la raxone de' panni chatalaneschi erono buoni per qui, v'avisamo e, mandandone, i colori vogliono eserre e quelo raxonano si vendesino qui, e sopra ciò non ci stiamo in altro dirne. E più non diciamo. Idio vi ghuardi. Kanbi: per costà, bocie, 44; Genova, lb. 8 s. 6. Per Antonio e Doffo e conp., in Ghaeta Franciescho di Marcho e Stoldo di Lorenzo, in Firenze