Al nome di Dio, a dì xx di marzo 1398 Ieri con lettera di nostri, vi scrivemo quanto bixognò; e poi detto dì, avemo vostra lettera fatta dì 9, per la quale ci richordate il rischuotere i danari de' vostri panni, e quanto sopra ciò ci e' dite, siamo avisati. E chome per quela vi si disse noi avamo riscosso, abatuto i danari de le spese de' panni, circha d'on. 20, li quali v'abiamo voluti rimettere e mai ci è suto modo a niuno pregio: farèllo come potremo e se di più n'aremo riscossi aviseremo. Il resto de' danari dobiamo rischuotere per voi, solicitiamo quanto poxiamo; e come vi s'è detto, hora a questa fiera, crediamo saremo paghati de la più parte: noi ne faremo nostra possa, e come li veremo riscotendo, ve li rimetteremo e aviseremo. Qui al prexente non ci si fa nulla di merchatantia e parci anchora ne la fiera si farà molto pocho, e chagione n'è la chativa disposizione del paese: che Idio ne meglori. Nè più per questa v'abiamo a dire. Siamo a' servigi vostri. Idio vi ghuardi. Kanbi:per costà, 47; Gienova, lb. 7 s. 19; datori e piglatori niuno prego. Per Antonio e Doffo e conp., in Ghaeta. Dì 21. Franciescho di Marcho e Stoldo di Lorenzo, in Firenze 1398 Da Ghaeta, dì ij d'aprile Risposto