Al nome di Dio, dì xviiij di dicenbre 1396 Dipoi di qui partisti non ti abiàno schritto solo attendendo prima chostì potessi eserne e simile qualche lettera avere da tte sopra i fatti nostri. Ora, chome che da tte nonne abiàno lettera, pure pensiano, all'auta di questa, di più dì sarai suto chostì e provisto a' fatti tuoi e simile degl'amici per modo tu tti arai messo in buono ordine e che tutto andrà a dovere: piaci a Dio abia trovato ogni tua chosa in buono assetto. Chome tu ssai egl'e passato il tenpo di più mesi de' danari delle tre balle di panni di Maiolicha vendè Bernardo di nostra ragione tanto tenpo fa e però noi ti preghamo, se all'auta di questa no gli ci avessi rimessi, ti piacia di rimetteglici sanza più indugio e sse alchuno ne restassi a 'vere, fa d'avegli e rimettigli: troppo ne siàno a disagio, non te ne posso tropo preghare. Attendàno quanto Bernardo, inanzi morisse, arà seghuito di quelle balle di stametti di qui e simile d'una di pisaneschi di ragione di nostri di Pisa e d'una di Maiolicha, di ragone di nostri di Genova. Di tutto atendàno da tte chome prima morisse n'avea seghuito. Che Dio verace perdono gli facia. E preghianti, in chaso finiti no gli avessi, che ttu provegha alla fine tu chon avanzagli quanto più puoi: non te ne posso troppo preghare. Or fa' di fallo: assai te ne pregho quanto so e posso sicché su' danari se ne vengha a tornare più presto si può. Avisate quanto ne farete e non falli. Noi abiàno da Valenza, da' nostri, per lettere fatte de' dì xv del passato, chome avea tolti da xxxv in xl peze di panni della tera, tutti cholorati per chostì e in que' viij dì gli dovea avere e dice, non vi esendo passagio per chostì, gli mandano a Genova vi sieno mandati più presto potremo: a Pisa non vogliano mettere più niente s'altro non vegiàno. E più dice avere finiti nostri ghuadi gli mandamo a iiij mesi che anche a quelle dette fa' chonto di tòrne anche peze xxx in xl, sicché questo anno fo chonto, in chaso l'uscita buona abiano chostà, te ne potremo mandare assai, pure utile niuno vi sia e cch'e' danari non vi stentino troppo a 'vere. Avanvi noi mandato di nuovo, per lo chamino di Vinega, ghuadi assai e anchora n'abiàno i Llonbardia per mandavene, sì che aremo il modo avere di panni quelle somme vedessi di spaciare, pure utile vi sia chome ti diciano e sanza tropo stento. E però ora che sse' choll'occhio alle chose, voremo ci tenessi avisati dì per dì sopra lo spacio di questi panni chatalaneschi, in però molto farebe per noi l'uscita chon alchuno profitto, chome altre volte t'ò detto a boccha, per amore dello spacio di questi ghuadi trafichiano di Lonbardia là. Ora avisaci sopra ciò spesso e preghianti pongha un pocho l'animo a' nostri fatti e sienti rechomandati: non ti possono dare altro che prò e onore. Vendè Bernardo, anzi morisse, 1 balla di panni di San Filice, di nostri di Pisa, e chome che da loro avesse di no ci vendelle se none a danari chontanti, pure ne fè tenpo iiij mesi e penso sieno passati. E però se i danari nonne avessi auti, fa d'avegli e rimettili loro più presto puoi, o qui a noi che a loro gli rimetteremo: avisa di tutto. Altro per questa non ti dicho, se none ch'io ti pregho schriva spesso e avisaci se sse' per stare chostì fermo tenpo niuno cholla persona o s'altri vorè fare. Avisane per la prima. Idio ti ghuardi. Francescho da Prato e Stoldo di Lorenzo, in Firenze Michele di Iachopo Lottieri, in Ghaeta