Charissimo fratello magiore, io non v'ò scripto più tenpo fa perché ben due mesi sono stato tra due pensieri, o del venire di costà o mandare per la donna. Del venire non sono consiliato per non perdere l'aviamento in questa state. Apresso monsingnore è mal contento io passi di costà ora perché dubitavo in questa state non ci sia infermitadi per quello fu 'anno in Parigi. Insino a qui, po' ch'io venni, questa città è stata sanissima. Or del venire della donna io ne scrivo a Monte e avisolo di miei pensieri, e ne sarà con voi. Da Boninsengna questo anno passato òne auti, i quali à pagati per me tra vestimenti e fornimenti, fiorini centocinquanta corenti, e l'altro giorno fecine ragione con lui. Restava avere da me fior. XXVII corenti e con pelo pagare io non potrei tanto ringratiarvi al centessimo di quello vi sono obligato potesse satisfarvi. Apresso diedi fiorini sexantadue di Camera e esso per voi me ne presta trentotto e manda a pagare a Monte d'Andrea fior. cento, come vedrete, i quali Monte scrive à pagati per me questo anno in più miei bisongni. E n'à bisongno per la fanciulla sua à maritata e nonché de' suoi, ma vorei potere in questo caso sovenirlo de' miei, e fare'lo volentieri. Io sono stato quest'anno in malinconia assai, e più n'arei auta se non fosse voi e Monte di costà e Boninsengna di qua. Per quello io possa comprehendere, io sono in buona gratia di monsingnore, e veramente la sua condiçione è buona e benigna e honorami più ch'io non merito, e di dì in dì mi vegio multiplicare in honore e utile e colla gratia di Dio spero fare bene. Monsingnor d'Amiense l'altro giorno mi mandò fior. 30. Messer di Ravenna m'à preso per suo medico e null'altro vuole, chome ch'ora sia ito a Pavia al conte insieme col conte di Ginevra. Messer di Cusença, ch'è un singnore da molto, a questi dì m'à preso per suo medico per alchuno caso ch'adivenne a Boffillo suo fratello. Il cardinale di Pietramala s'aspetta a questi dì e credo governare l'ostallo suo come il suo camarlingo m'à detto per sua parte. Credo far bene a tempo. Idio concedo quello dee essere il meglio pell'anima e pello corpo! Questo anno òne auta troppa spesa. I' mi truovo avere speso tra costà e qua intorno di fiorini CCCC, come ch'io n'abbia fornimenti e masseritie ò comperate per non andare fuori né stare in casa ad modo di tristo. La donna mia m'à scripto che lascia il bruno e à bisongno di vestirsi: una cioppa e uno mantello monachino, dicie. Òllo scripto a Monte. Non so se arà danari. Se ve ne richiede per mia parte, vi pregho mi prestiate quanti denari bastano a questo vestimento. Vedete come fo con voi a fidança. Non siete ancora per avere da me altro che fatica e sconcio. Mona Dyanora è stata più di due mesi malata ed è stata molto grave. Cominciò per freddo avere una febre flemmatica quinta continua cum tanta mutatione di stomaco ch'io n'ò dubitato molto, e anchora non mi pare fuori del pericolo. Farete bene a consolarla con qualche vostra lectera. Io le fo quell'aiuto ch'io posso per amore di voi. Monna Ysabetta sta bene e àne il corpo grande. Salutate per mia parte monna Margherita e Nicholò dell'Amannato e 'l maestro Giovanni Banducci mille volte. Se per me si può far qua cosa di vostro piacere, scrivetelo e farollo volentieri. Dio vi guardi sempre! Per lo vostro maestro Naddino in Vingnone, a dì XXI di março. [sul verso:] Franciescho di Marco in Firençe amico charissimo. [mano: Francesco] 1388, da Vingnone, a dì 11 d'aprile.