Egli è più tempo ch'io non t'ò scripto né anche ad altre, la cagione perch'io sperava di giorno in giorno partirmi di qua per costà venire. E perch'io non venni al tempo ch'io scripxi, non curava scrivere di mia venuta perché no ll'areste creduta. Et tucto l'ò fatto per lo meglio e più utile di me e honore. È vero che certi di questi singnori, cioè il cardinale Ambiense e quel di Pietramala mi danno fiorini XXX l'anno per uno e lor pagamento è per calen di gennaio, di che diliberai aspectare il tempo di questo per non perderli, e così ebbi da lloro quel dì e poi sono stati tempi qua assai bruschi; ma pur mi mectava in ordine per venire, ma questi dì è venuto il cardinale di Valentia, il qual è gran signore e di sangue reale però che l'avolo fu re di 'Raona e la madre fu serochia del re Uberto e di santo Lodovico, ed à di rendita più di quarantamilia fiorini, ed è stato e anchora è questo dì in casa di monsignore perch'ànno insieme particulare amicitia e non li è anchora assegnata livrea. Egli m'à preso per suo medico ed è infermo di gotte; no 'l posso con mio honore lasciare. Potrebbomi fare assai di bene. Non m'à anchora deputato salaro. Adipresso il cardinale di Spagnia questi dì m'à assai confortato io faccia venire la donna; e s'ella viene, dicie io non dubiti delle spese inperò che vuole fornirmi in casa di provisione di pane e vino e lengna. Or tucte questo cercho mectere in saldo e prendere licençia da lloro per tre mesi, se si contenteranno della venuta mia; e se non saranno contenti di questo, manderò per l'Antonia e per la famiglia, e allora Baldello potrà venire con lei, e Piero suo fratello. E in brieve di questi XV giorni ti scriverò certo o di mia intenzione o 'l modo come vegnia l'Antonia. Lodato Idio! - io mi veggio tucto giorno procedere innançi ed è stato fatta al papa buona relatione di me per questi singnori e per altri prelati assai in modo ch'io spero, se chaso interviene alcuno, essere chiamato tra ' suoi medici. Ben son certo che lla mia passata di costà mi può far gran danno, ma pur credo venire più tosto che nno, in quanto le pensioni mie rimanghin ferme. Quest'è intorno a' miei facti di qua. Molto son contento che l'Angnola ne sia ita a marito con buona festa, e più ne sarei, s'io l'avesse veduta. Non si può più. Tucto si vuole reputare per lo meglio. Assai sconsolationi ò disposto sostenere per mectermi in qualche buono stato. Tosto forse gli vedrò. Idio gli conservi e buona amore e lunga vita! E saluta Karlo e lei per mia parte, e a Franciescho mi racomanda. Ricevi tua lectera della partita del maestro Giovanni a dì XIIII di questo, fatta a dì 23 del passato, e poi una da Baldello per certi romei, e a dì 20 di questo un'altra da te, per la quale assai compresi la cagione della sua partita vituperosa ad sé e ad suoi. Questo dì, cioè a dì XX di questo, giunse in Vignone Biagio suo compangnio, cioè quel mio vicino, e dissemi che 'l maestro Giovanni era rimaso di lungi di qui IIII giornate in una terra del Dalfinato che ssi chiama Gabbo stracolp... e malato del piè e pegno all'abergho sança denaio. Apresso mi reghò una lectera di mano di maestro Giovanni e che non aveva denaio e ch'io gli mandasse denari, e quando sarebbe qui, mi direbbe la cagione di sua venuta. Questo dì gli ò mandati fiorini sei per Simoncino dell'Antella che viene inverso Firençe. Non so che vorrà dire. So bene che verrà qui mal calçato e peggio vestito cum sua vergogna e mia e danno. Et vedrà da far poco utile qua, come altra volta scripxi. Or non facesse più danno! E io non posso sostenere le spese altrui. De' fior. IIII Piero vuole per pagare i debiti di maestro Giovanni che prestò all'Antonia, questo m'è nuovo. Sapi se ll'Antonia si ricorda di livre octo ch'io prestai a maestro Giovanni e di cinque staia di grano che mandò a mulino per suo bisongno e de' sei decti di sopra. E or foss'io fuori della sua spesa per anche due volte que' sei! Sì che non mi pare sio bisongno l'Antonia venda per questo suo ariento vechio, ché so n'è mal fornita, da cusolieri infuori. De' fiorini XX di maestro Giovanni Banducci, è vero gli lasciai pagasse per me le prestançe. Altro innançi non mi ricordo averli a dare. Son contento Franciescho gliel dia ciò che dicie dee avere. Sono al maestro Giovanni tenuto come fratello sempre. E io gli drò qua a questi suoi, cioè a Boninsegna. A Guido ò fatte tucte tue ambasciate e di suoi facti di qua o di sua venuta niente so, né dice partirse per hora. Torna in casa mia e vorrei tenessi vita che fosse più honore di lui medesimo e di me. Assai ò detto: sono cose si vogliono tacere, di dire nonché di scrivere. Idio gli dia a ffare bene! Tanto ti dico che per amore della benedetta anima della mia cara madre ò soferte cose e fatto vista di non vedere che a mio fratello non sofferei. È pur di noi e de'si far così. Racomandami a suor Lena. Una delle cagioni ò grande volontà di venire di costà è per vedere lei e la Lorita. La Dada saluta, e ' tuoi fratelli e ser Bartholomeo, Lenço Così e altri nostri amici e parenti tucti. Idio ti guardi sempre! Per lo tuo maestro Naddino medico in Vignone, a dì 25 di gennaio. Leggi questa lectera all'Antonia inperò ch'a llei scrivo più breve. [sul verso:] Monte d'Andrea delli Angiolini in Prato data. [mano: Monte] 1388, da Vignone, a dì 18 di febraio. | Risposi a dì 2 di marzo per lo figluolo de la Sagna.