A dì VIIII di questo, ricevi l'ultima da voi, facta in Firençe a dì 29 di novembre, e per quella abiamo piacere che voi e vostra donna siate sani, come che cci doglia la perdita avete fatta in sulla nave rubata in Aquamorta, et credo non sarà tanto male quanto si stimava. Idio vi ristori inn altro per sua misericordia! Or si vuol dare pace perché sono delle cose che 'l mondo è usato dare a chi con lui s' ympaccia. Più tempo fa Boninsegna vi scrisse del fatto della casa di monna Lysabetta e non vi scripxi allora per molta facienda di molti malati, fra ' quali era monsignor d'Agrifoglio ch'è stato malato presso di duo mesi. Ora con autorio Dei è libero e sta bene. L'efetto della casa è questo: d'essa si vuole fiorini octocento di Camera, salvo dicie, se lla volete per voi o per Nicholò, ne lascierà fiorini cento. Al fatto che ssi paghi fiorini 43 a Nicholò e le prestançe per adrieto, dicie che Nicholò à 'logata la casa XIIII anni a 25 fior. per anno, et se à prestati denari al fratello, dicie ne può avere prestati e anche averne di sopra. Et più dicie monna Lisabetta dee avere da llui tante maseritie monna Dyanora gle lasciò, che vagliono fior. CL, le quali dicie sono coltrici, materasse e altre cose, et ultra questo dicie gli mandò di questa terra duo forçieri d'arcipresso pieni di lençiola, tovaglie, coltre e sarge e altre cose stimate in Vignone franchi CC, in che era uno paio di lençuola di tela di Renço di Iachi di fiorini 25. Et per questo non fanno conto dovere nulla a Nicholò. Perdonami se dico troppo, ch'i' lo fo perché sappiate loro intençione, e dicono più altre cose ch'io non scrivo. Siete savio. Rispondete come vi pare. A messer Nicholò di messer Lapo da Prato fu risposto per Boninsegna già più tempo fa, e nel vero [] fui con questi signori, et maximamente con messer Bonifacio, e per nulla il consigliono che del presente [] si parta per venir qua però che qui nulla si fa, ma tucti siamo in commotione, ché come avete sentito a Parigi sono raunati di mandamento del re tucti i prelati di Francia e di sua iurisditione; apresso vi sono ambasciadori de' prencipi della Magna, del re di Spagna e del re d'Aragono, e dicesi che vi s'aspetano quelli d'Inghilterra. Et tucto è per unire lo scissma di santa Chiesa. Che Dio il permetta oramai per sua misericordia, acciò che nel populo cristiano sia uno ovile e uno pastore! E per certo si dicie, e vedesi assai, che 'l re di Francia vuole mettere tucta sua possa a ranconciare la Chiesa santa. Idio gli consigli di quello sia bene de' cristiani! Altra volta il nostro comune al re s'overse per l'unità della Chiesa. Ora ch'è in sul punto, sarebbe loro honore quel medesimo dimostrare. I' ò auta alle mani a questi tempi una donna d'uno mio amico, la quale mi pare essere stata nel caso di monna Margherita con quelle doglie ogni mese avanti le sua purgaçione, etd è d'anni 26 et già mai non era ingravidata. Òlle facti certi remedii e ordinatele suo regimento etd è per la gratia di Dio guarita ed è oggi gravida. Che Dio la vi conduca a bene! Manderovi tucto quello ò fatto e, se parà a'medici ch'al presente vi governono ch'è al caso in che la donna vostra è hora, faretelo. Altrementi no. Dico questo perché, in IIII o V anni io no lla veddi, le cose pussono essere permutate. Grande consolatione arei sentirvi sani e che, se fosse piacere di Dio, aveste di vostra donna qualche figliuolo, come che tucto si vuole reputare essere per lo meglio. Salutatela mille volte per mia parte e de l'Antonia. Quello giovane nipote dell'Antonia è - lodato Idio! - ben guarito e tornato a casa suo maestro. Fatelo dire alla madre. Òllo tenuto malato in casa IIII mesi, ché presso a due nonn è uscito di lecto, e la madre mi scrive frasche, e qui bisogna denari. Ella fa sì che, sse altra volta avesse bisogno, non troverebbe chi 'l ricevesse. Ella fa male. Io sono a' vostri piaceri. Che Dio vi guardi sempre! Per lo vostro maestro Naddino in Vignone, a dì XI di febraio. [sul verso:] Francesco di Marcho da Prato in Firençe, proprio etc.. [mano: differente da Francesco] 1394, da Vingnone, a dì 27 di febraio.