Al nuome di Dio, ame. Fata dì 18 di magio 1384. Ieri per fante di prochaco con lettera di vostri di Pissa vi manday mia lettera e per essa vi dissi quanto fu di bixongno e pocho c'à a dire che fieri di fati di qui vi iscrive quanto è di bixogno. E per certo in migliore punto non ci potea venire però che nulla si domanda e à la dirata chome si vuolle. Chome vi iscrissi, da' vostri di Pissa abiamo chome andaste con la dona a' Bangni e tornato che foste a Firenze dareste chompimento a' fati di mona Lissa sanza fallo e io ve ne pregho quanto so e posso. E se io avesse auto uno vostro fato ne le mani sarey morto se cento volte no l'avesse puoy trato a ffine. E soe che misser Istoldo s'è proferto d'atendere al fato ongni volta che vollete sì che da voy rimane che no fa: ma voy sette sì richo e sì grasso che di sì fatti chome io sono tenete a beffe. E per la fé di Dio, se voy aveste autta una quistione a Vingnione e io fosse istato a Mellano, vi sarey poy andato due volte per attrarvi da chui vi facesse torto: prechovi mi triate le mani di questi fati. Avete la lettera di manno di Lorenzo di fati che noy avemo insieme quando facemo la chompagnia sì che in chiaro potrete vedere chome mona Lissa à pubbicho torto. I detti di Pissa mi iscrivono che voy vi vorete abochare mecho e che io iscriva il luogho dove. Di che io sono 'parechiato o volete qui o a Cremona o a Parma e anche in Pissa se bixogna, rispondete. Tieri giunse qui a dì 29 d'aprille e non à rechato i chonti che già fa 6 messi à deto Boninsengna di mandarci per lui. E in brieve a me pare di bixogno andare a Vingnone se i conti si debono aconcare e Dio sa chome mi viene in punto: sono nel tempo e per certo io voglio ritrare il mio che tuto ò spantichato. Quando saremo insieme diremo tuto. Altro no vi dico per ora. Dio vi ghuardi Bascano da Pescina di Melano. Domino Francescho di Marcho da Prato, in Firenze.