Al nuome di Dio ame. Fata dì 16 di marzo 1385. E fa più dì no vi iscrissi né simille da voy non ebi lettera sì che siamo chitti e da Vinegia sento che Mariano di Sozino vi mandòe a paghare f. 200 e gl'arete paghati e posto a conto. Assay mi sono maravigllato che may no mi avete iscrito quello si sea sequito di panni brescani che mandaste a Napolli e fareste cortegia a dirne quello n'è seghuito che cinquanta volte si debono essere dispacati. Simille le peze di Mellano e di Chomo che tanto tempo fa avete chostà e chossì di bordi e per Dio vi pregho mi vogliate trare le manni di quanto avete del mio e dirne conto che a questo modo may no ne vedarò la fine. E ogimay si sarano rischossi i danari de le lane e di tuto sì che fate di mandarmi il chonto da voy a me e potete dire oltre a cò mi resta tanto del tuo vendere: assay vi òe dimandato deto conto e no mi valle a scrivere né a dire parolle. Chostà è venuto Damiano mio fratello e con lui Francescho. Prechovi deto Damiano vi sea racomandato chome la mia persona e quello farete a lui reputarò fato a me e da lui sarete avisato la chagione perché è venuto chostà. Io mi penso che Francescho di Marcho sarà venuto chostà in persona. A lui non iscrivo perché mi tiene favella che da lui no posso may avere risposta di lettere che io li mandi. Al deto Damiano iscrivo questo dì quello òe a fare con voy, piacavi di darlli i miey conti. Altro per questa non c'à dire. Idio vi ghuardi. Bascano da Pescina di Mellano. Domino Francescho di Marcho da Pratto e compagni, in Pissa.