Al nome di Dio. A dì 27 di luglio 1392. A dì ** di giugno da Firenze vi scrissi quanto fu di bisogno e anchora da Vinegia a dì 15 di questo ve ne mandai una prima e perché uno mese e più fa non ebbi vostra dirò pocho per questa. Io non so quanto avete seghuito de' miei panni né simile delle borse e perché io sono per esere qui alquanti dì anchora vi priegho non vi sia faticha per una prima lettera avisarmi di quanto n'avete fatto o potesi fare e la lettera date chostì a' Sardi che lle manderanno. Assai v'è detto inn altre sopra dette chose sicché non so che più dire mi vi posse solo vi richordo lo spaccio e te Lucha ne priegho quanto possso [sic] fanne chome se tuoi fossono, rispondete. Non v'è altro a dire e se in questi pochi dì che qui è a stare posso per voi niente lo scrivete. Cristo chon voi. Filippo di meser Iacopo in Milano. Io ò qui sentito chostì toccha di mortalità: se chosì fosse mi disspiacerebbe e però avisamene e dite se a nessuno di nostri è toccho la zita. Che Dio tutti ne ghuardi e se troppo forte vi fosse io mi starei per ora qui. Francesscho di Marcho e Andrea di Bonanno e conpagni, in Gienova.