Al nome di Dio, amene. Fatta a dì 21 di marzo 1392. A dì 15 di questo ricievetti una tua lettera e una di Domenicho e detto dì te ne iscrissi una per lo chamino di Gienova e risposi in parte alla facienda vi lasciai a fare e di quello mi scrivevi, per questa ichora i richorderò i quello mi parà sia di bisogno. Io sono avisato chome a dì 2 di questo andasti a vedere i fatto vi lasciai a fare e bene sono avisato chome è di buona giente e onorrevole e buona famigla e che l'è chosa per fatti miei e che pocho v'è da spendere f. 150 e pocho i meno f. 200 volevono esere. No di meno l'atre chose potrebono esere sì buone che per f. 50 no mi churere': no di meno a voi rimisi ogni chosa e chosìe foe. Ma una chosa vi pregho che voi non abiate sì grande la fretta no voglate tutto vedere e settire ogni chosa sì che poi no si trovi alquna rugiene però queste sono chose per senpre e no si pò poi dire "vendiallo!" E pertanto voglate bene tutto vedere che bene è picholla chosa f. 150 e poi fare f. 100. Di questo pocho mi churo pure fossono 200: no di meno chome vi dicho tutto rimetto i voi ma che tutto voglate sentire e i modo della fanculla se si pò e di che chondizione e l'è. Per vostre lettere mi dite amendue è conpresa: questo no mi sarebe tropo a grado 'sendo tropo, 'sendo di buona maniera arello a grado. Quello non andavo cierchando ver'è ch'io lo disi per quella di Nicholò era tropa gientille e poi dite non è tropa bella. Del tropo non mi churo no vore' però fosse sozza o no potese chonparire cho l'atre inazi: vorei pendese ne bello che ne sozo. Idio facci quello debe esere i meglo per ogniuno. Voi dovete sapere i parte quello volevo e questa faticha vi diedi a fidanza ad amendue: io no vi potrà tropo preghare di questo fatto in ogni chosa volere provedere quello s'apartiene sì che voi siete soprra le chose. Fate ogimai voi quello vi pare i miglore per l'una parte e per l'altra. Tu mi dì ch'io mandasi la prochura per potelle dare anello se di qui no debo partire tosto. Io sarei partito di qui alla Paschua: ora perché Basciano è forte malato ed è istato 2 mesi e questi 12 dì è istato asai grave, né è anchora sue e non è fuori di periglo, no partirò di qui sì tosto arei fatto per 2 chagioni. L'una qui ò potuto pocho fare per chagione dello suo malle che tutta la chasa n'è i tribolazione sì che qui sopraistarò isino a mezo aprille e pensenò di spaciami di qui ed esere chostì. E pertanto per 15 dì non è di grande bisogno mandalla a poi ichora no soe di cierto se questo si farà. Da voi atendo lettera i questi pochi dì quello n'arete seghuto e poi s'io soprastesi qui vi manderò la prochura e voi m'avisarete a puto d'ogni chosa. Mai no mi dise nulla Franciescho di quella aveva per le mani a Prato che mi dise lascia fare a me. Ora io lascio fare a voi e prima a lui questo fatto sì che altro no challe dire sopra ciò, a Dio e voi me ne rachomando. Istoldo iscrivi a Franciescho chome Basciano istae molto grieve: i questi pochi dì lo scrissi a lui e di poi non è miglorata. No poso fare nulla cho lui e anchora mi sa malle di f. 600 o più ci resta a dare e no llo poso ora dire. In questa mando 1 picholla lettera mando a l'amicho à rimesi a Gienova f. 150, fate l'abi. E altro per ora no dicho sopra i fatti miei se non è ch'io pregho a Dio vi dea a piglare buono partito per l'anima e per lo corpo. Idio vi ghuardi senprre. Tieri di Benci saluta di Melano. Istoldo di Lorenzo, in Firenze. Propio.