Al nome di Dio. A dì 22 di novenbre 1394. Da poi di chostà mi partì non v'òne scrito pe no vedere il bisongnio e da voi non ò auto letera sì che pe questa ci à pocho a dire. Solo vi fone questa peché siate avisato che a dì 18 gunsi i Melano a salvamento cho la roba menai. Sono stati magiori i pasagi no ci pensavano a Firenze in però che no ci àne chasteluccio niuno no voglia il pedagio in questa Lonbardia. Sapiate chome ci veno dreto a noi 2 bale, 1 fardelo di veli di babagio di que' di Tano di Ghinozo: ragunsocci a Potremoli e poi andamo in chopagnia insino a Melano e quane mi pare istarano parechi dì inanzi sieno dispaciate. E pagheranno f. 5 1/4 de la soma e noi pacheremo s. 40 de la soma in però ci andamo a pategiare cho quegli de la ghabela inanzi la roba guniese a Melano. I' ò detto a Tommaso di ser Giovanni la chagione che no vi scrive: è restato pe le molte faciende egli àne quine pe fornire mercie pe mandare a Vignione al boniale. E fato tanto, vi scriveràne una letera e da lui sarè avisato di tuto a chompimento quanto fia di bisognio. Cho questa saràne 1 letera a Firenze a Franciescho e Domenicho, mandatela per lo primo. L'aportatore di questa saràne Antonio di Biagio da Peretola veturale. Altro non ci à a dire. lo mi partirò lunedì di qua per ire a Vigliana. S'io poso fare nula di quane sono a vostro chomando: rispondetemi, a la tornata vi fornirò. Cristo vi quardi senpre. per lo vostro Giovanni di Domenicho salute di Melano, propio. Franciescho di Marcho e Manno d'Albizo degli Agli, in Pixa.