Al nome di Dio, amen. Dì 14 di magio 1395. L'utima vi scrissi a dì 8 per da Vinegia, auta l'arete. Di poi ieri per da Vinega n'ebi una vostra de dì primo e quanto in esse dite ò inteso, apresso rispondo. Sono avisato come Guido di meser Tomaxo viene in qua e la chagone e poi chome vi pensavate venire cho lui e po' è restato, sia chol nome di Dio, tutto penso arete fato per lo meglio. Vegio quanto i' ò a seguire venendo qui e venendo a Pavia il simile. Chredo a la prima qui moveranno ma ordine ò dato per uno si parte questa mattina: quando là sarà il saprò e di presente andrò là e seguirò quanto inposto m'avete e di quelo mi chomanderà il servirò chome la vostra però mi pare tanto a voi quant'uomo che ssia. Ora i' ò bene chonpreso quanto mi dite e modi s' ànno a tenere e in ciò metterò quanta diligenzia saprò. E se 'l truovo, cho la grazia di Dio, ve ne farà buona rivelazione e intornno a cciò niente resterà a fare. Apresso dite, avendo fornita la chavalchatura in che modo glel'ò a presentarre per vostra parte. Quanto qui, Francescho, non è per insino a qui chavalchatura sia buona per lo servigio né chosa vi sapessi mettere danari che si facesse a tale huomo. Quant'è, se avere la potrò a tenpo glele possa apresentare, il farò e sechondo la bestia sarà le faremo il fornimento e onesto chome si richiede a tale servigio e s'i' potrò voi ne sarete ben servito o staromene. E se volete dire non può eser che qui non abi un tal bestia e ce n'à bene e chi l'à buone no le vuole vendere; l'altre sono achozonate e tal chosa non è per noi e dietro a cciò si va cho modo che basta. De la lana dove avete parte non se n'è poi fatto altro che detto v'abi: solecitola quanto posso, che sse ne seguirà vi dirò. Atendo da voi le lb. 15 di grossi rimettemo a Vinegia vi sia sute rimesse e posto a conto e dettolo. E chome detto v'ò, i' debo avere da Francescho e Stoldo per spese fatte a choiame e a verdetto lb. 63 s. 17 d. 10 inperiali pe quali vi dissi vi facessi dare f. 39 s. 29 d. 10 inperiali e di s. 32 fiorini esere più il chanbio a vostro vantagio a quela medesima ragone che vi veranno rimessi e f. 150 v'ò rimessi per da Vinegia, fate d'aveli e poneteli a chonto. I guanti no vi piacciono no ne posso altro: quanto di fazione di qui no gl'arexti voi altrimenti per providimento si potesse fare, che farete conto questi ministrali non si possono trare d'anbio . Ora io n'arò a chonprare ora al gungno pe nostri di Vingnone e toròe una pele sottile e bela e manderòvela e fareteli fare chostì chome vorete. Non vi dicho altro perché 'l fante parte, mandovele da Gienova. Cristo vi ghuardi per Tomaxo vostro di Milano vi si racomanda. Francesco di Marcho, in Firenze. Propio.