Al nome di Dio, amen. A dì 14 di luglio 1396. A questi v'ò scritto quant'è suto di bisongno e poi ò 2 vostre de dì 17 e** di gungno e prima no vi ò risposto perché sperava venire a vedervi. Ora, per le chagioni dettovi, mi chonviene soprastare e altro non se ne può, non voglio lasciarmi a dietro da fare se posso. E poi da Vingnone m'è venuto da fare di nuovo sì che fornire si vogliono a cciò non portino disagio per non eserci i' qui, e in chostà vedrò venire come prima potrò. Come per più detto vi s'è a Pisa ò mandato per voi propio balle 7 di fustani e qui n'ò 3 in punto le qua sostengho di mandare perché v'è conpangnia e gente d'arme asai che cci dispiace. Teròlle tanto che vedremo da mandare siquro e poi, chome l'arò madate, ve ne farò conto a punto e simile a Vingnone e a loro conto li porrò. La chotta arete auta e detto sopr'essa. Costò f. 13 s. 9 inperiali. Per anchora non s'è fatto niente chon Francescho da Pescina de' conti: è ora di fuori in villa a fare la richolta, ricordoli bene a Guiccardo ma pocho giova. Debo esene a questi dì cho lui e sì dirò sopra questo fatto quanto mi parà e aviseròvi di sua risposta che ben resta più per loro nigrigenzia che per altro. Sento Ganino s'è partito di chasa a Vingnone e à fatto merchato della donna che forse inanzi escha l'anno se ne morderà il dito. Ora e va pure inanzi il fatto della bottegha ma non vi tiene mano niuno altro che Francescho qui e no vi farà grasscia per chosa vegha né a' tenporali che chorono hora. E ci s'atende qui di dì in dì per fornire la bottegha e non sa né legere né scrivere e li potrè 'serr insengnato. Quando qui sarà vi dirò come faranno. Vegio Francescho era per ire a Prato per la famiglia che mi piacie e la cagione il perché non iscrive, sia chon Dio. Fate pure a vostro destro ch'i' per me penso a fare il mè so e quelo m'è comesso, che Dio me ne presti grazia. Credo Bardo, e simile que' da chasa, aranno maraviglia perché non vo presto come ò scritto loro: ècci chagione come vedete e altro non si può. S'a la Salvestra bisongna niente fate come vi pare, sarò tenpo scriverò loro una lettera. Perché 'l fante parte farò sanz'altro dirvi per ora. Cristo vi guardi. Tomaso vostro vi si racomanda. Francescho di Marcho, in Firenze. Propio.