Al nome di Dio, amen. A dì 29 di luglio 1396. A questi dì v'ò scritto il bisongno e vostra lettera non ò poi e ora dirò brieve. E più dì che da Vingnone non ò lettera che nn'ò maraviglia. A loro ò scritto bene spesso, degli 8 dì una volta come viene a punto, e sì ò detto come di qui non mi parto anchora che pure dovrebono rispondere, atendolo per sapere quelo ò da fare. E a Boninsengna ò ben detto veghino di fornire la bottegha di quelo bisongna di qui per un pezo sì che atendo il chiesto e vedrò fornillo e poi, cho la grazia di Dio, verò insino costì. Dirò come seguirà. Sento Manno n'è venuto costì, sia con Dio, scriveròli una sarà con questa. Che di tutto sia lodato Idio e proveghi a' bisongni di presente. Quando ci sarà vi dirò come la chosa andrà e che faranno come, s'altro no vegio, mi penso faranno pocho. Di questi conti s'ànno a fare con Francescho dovete credere se ne fa per me quanto si può e ricordati gli ò a Francescho a questi dì. E risponde bene e che vuole si faccino e non si san porre giù, che bene rimangono per loro nigrigenzia, i' vi fo quelo che posso. Ora i' v'ò messo sotto uno che sta di continovo con Francescho, o il più del tenpo: vedreno se niente verà a dire. Per solicitare non resterà elli e quando e non si potrà più, e lle chose vadino per modo da cciò, mi farò al parente suo che per aventura gioverà. Ma vegiamo se prima si può fare tra noi e per modo non s'abi a crucciare, se si può. Diròvi di continovo chome faremo. I' ò in punto 3 balle di fustani che sono di vostra ragone e 7 ne mandai a Pixa come per più sete avisati. Atendo di potere mandare queste, o per là o per altrove, dove mi dirà Boninsengna e voi aviserò e mandate che l'arò ve ne dirò conto. Credo la roba fornischo per Vingnone mi converà mandare per Ginevra e forse anche i fustani, se 'l farò saprete. La brigata mia da Vico non so come stanno, i' ve li racomando se bisongna loro niente. Farò sanz'altro dire per questa. Atendo abiate auto la panziera vi mandai e risposto. Cristo vi ghuardi per Tomaso vostro vi si racomanda. Francescho di Marcho, in Firenze. Propio.