Sogliono gli amici e' mercatanti delle cose del mondo fare somma letizia quando si fa alcuno grande acquisto di queste cose che ci sono date, spesse volte, a brieve tempo. Io, per grazia di Dio, la fo nella mente e nel cuore quando sento raunare tesoro eterno. Questo dico pertanto, che tanto mi piacque la vostra lettera ch'ebbi ieri a vespro, e più il vostro avvedimento a buon'ora, che del pugno no m'uscì mai, ch'io la ripuosi di notte, quando tornai a casa, tra mie care cose. E certamente i tempi che corrono, i vostri canuti, l'esperienze delle mercanzie, il far qui ricchezza, e 'l troppo piacere del murare (che tutte sono a tempo, e in vano), vi doveano legittimamente muovere a fare quello avete in pensieri, secondo che per la vostra lettera si dimostra. E questa sola è quella via che vi darà, e qui e altrove, buona e stabile letizia. Vedete quanti vicini e amici ogni dì caggiono: vedete in quanti modi oggi il cielo ci minaccia, e con che fragelli: vedete quanto è a Dio obbligato chi rimane, solo per aver tempo d'ammendare gli errori. Chè certo e' non si vorrebbe levar l'occhio dal punto della morte; e rinascere, e rivestirsi un altro uomo e ispogliarsi il vecchio; fondando ogni suo avviso in su l'umiltà e carità. Io mi diletto di dire di queste cose con quelle persone cui amo: forse, altre si farebbe di me beffa. E in ciò ho auta fidanza con voi, per quanto m'avete donata la vostra amistà: che come l'ho cara, Iddio il sa; e 'l cuore mio il tace, chè non pensa saperlo mostrare. Per questo, e avale e ogni volta ardirò dirvi d'ogni mia segreta materia: chè veramente, tanto ne debbo dire, che qualche volta seguirà in me il fare: chè a' cenni e agli avvisi ho auti, troppo indugio ad acquistar tanto bene: chè tanto mi tengono i lacci e gli impacci del mondo, ch'io temo non m'avvedrò se none al capezzale, in che modo io dovea vivere. Ora Iddio e voi e noi aiuti, e dia grazia (chè sanza aiuto non si può, di lui) che almeno questo ci resta della vita finiamo in sua laude; sì che al passare non ci troviamo gabbati in questo crudel mare del mondo. Voi io ringrazio di tanta consolazione, quanta m'avete data per la vostra lettera, e massime volermi per amico, benchè disutile vi sia: e pregovi da quinci innanzi, nello scrivere e nell'operare, facciate meco come si conviene all'amico; e lasciate quegli onori e quelle lode, che nullo modo caggiono in me; benchè tutto procede da amore. Il quale amore farà a me ogni cosa, eziamdio grande, che mi imporrete, parer piccola; però che esso amore portarà ogni peso. E perdonate s'io v'ho fatta una predica in troppo dire; perch'io non so dir brieve con quelle persone con cui mi diletta il ragionare: e so ch'avale avete poca sollicitudine e faccenda. A Dio v'accomando. E fatti di Niccolaio sono a buon porto, grazia di Dio; da cui il dee riconoscere. Lapo vostro. XI d'ottobre.