Piero di Filippo mi dice vi scrive ciò che si fa per
noi. E parveci meglio l'affrettare la cosa, che l'attender
vostra risposta; faccendo conto che
Stoldo non recarebbe
nulla, per le parole ho aute da voi e da lui, cioè per le
vostre lettere ho vedute. E certamente per lo indugio si
peggiorava; e vollono i
Maestri sapere a punto quello ebbe
Niccolò, benchè facemo la risposta ch'è vera. In fine,
stamane sono stati tutta mattina in su questo fatto, come se
questo fosse la gabella della
dota del re: e messi piè
partiti, e fattici stare or dentro or di fuori (chè pur v'ha
degli amici); e l'ultimo partito che si mise, si vinse; cioè,
che voi non abbiate a confessar
dota più che vi vogliate; e
quando la confessaste, non
paghiate: e ora
paghiate per
fiorini 500, che sono
danari vi per
lira. E il quarto più
vogliono si dia a chi ha rapportato questo alla
Gabella.
Altro non si può con chi accozza il volere e la possa.
Sapremo se meglio si potrà avere, ch'ancora mi vi metterò;
benchè poco speri. Tanto vi dico abbiate pazienza; che poi
che 'l matrimonio si fe a
Vignone, e poi che siete tenuto pur
ricco, questo accadeva a qualunche maggior uomo di questa
città: e tutto dì usano simili e maggiori forze e villanie.
Iddio provvegga a tutto.
Ser
Giunta di certo ho saputo ci ha
servito. Io gli mandai insino no ier l'altro, per questa
cagione, perchè gli stesse a ricordo i fatti vostri, uno di
que'
fiaschi: gli altri tre, a
Guido. Hanne fatto festa; e
più del vostro buono affetto che del
vino, benchè l'ebbe
carissimo. Esso vi risponde con questa. A Dio v'accomando.
Lapo MAZZEI vostro. XXVIII di
maggio.