S'io avesse cento lingue e la voce di ferro, come disse colui, non vi potrei rendere grazie a bastanza dell'amore e delle proferte vostre. Dio ve le renda per me; a cui io dico, e a voi, che di tanto onore io non son degno. Ma spesso il donatore non guarda quello s'affà a cui è donato, ma quello che al mandante si conviene. E se prima non ho risposto, è stato per certe occupazioni, non perch'io no l'avesse in tenace memoria; sicchè aggiate perdono, alla costuma di Genova. Per Niccolao ho operato con Turingo quanto si dee, pe' prieghi e comandamenti di sì fatti maggiori, Guido e voi; il quale Guido oltra due volte m'ha ricordato il fatto di Niccolao per la lettera gli mandaste. Se non fia lo spacciamento di Niccolao tutto a suo modo, arete, penso, a dire: Lapo non potè più! E io sono atto a farvene chiaro, com'io ho fatto Guido e Mariotto; a pagar di mio, s'io non fo contento voi e 'l cancellieri che m'udirà, e qualunque altro. Che, ben ch'io sia di Guido e vostro quant'io sono, e benchè da Guido io abbia ciò ch'io ho, e s'io son nulla son per lui; nondimeno io ho l'anima e la mente da maggior Signore che non è egli e voi, e a lui m'ingegnerei servalla libera com'egli me la diè. E così rispuosi l'ultima volta a Guido, quando isteso ogni cosa gli narrai; e contento rimase. E' si dice che si truovano radi sì savi che, udendo molte volte pur l'una parte, si possano contenere di non credere qualche cosa, anzi che odano l'altra. Se sentiste e toccaste i dolori del compagno, cioè dell'altra parte, e come è suta disonorata in questa pace, e Niccolao onorato; e come hanno messo in comune ciò che hanno, e Niccolao niente; e le promesse ch'io e ser Bartolomeo in servigio di Niccolao facemmo (dico me prima, perchè me più s'attennono quand'io gli fe' levar l'accuse, che n'andava lire 4000), areste una volta e cento detto: Niccolao, Lapo è tuo amico; non far parola di cosa che dica. Chè tenete dicerto, non è maggior dolore che, astettando voi premio da uno ch'aveste molto servito, esso vi rendesse male. Non dico però che Niccolao mi renda male; ma parmi gli paia non esser stato da me servito. Iddio lui e me allumini in bene fare. Del fatto della terra non ho pelo il pensi, e non arò mai; chè in tanti pensieri entrai per un poco comperai più che non potea, che mai più no arò pensero di comperare, se non quando danari m'avanzassono; che non so quando possa essere, alla brigata ch'allevo. A Guido e a Nofri fe' le raccomandigie scriveste. A Dio v'accomando. LAPUS vester. XI decembris.