Onorando amico. In questi giorni ho ricevute più vostre lettere; salvo quella mi dite de' maestri, se non parve a Giovanni che l'andasse, non dovea ancor parere a me. All'altre mie cose che mi dite, non bisognava vi deste quella fatica di rispondere, chè non era bisogno; ma siete uso a quelle costume di là, che non volete lasciare indrieto alcuna cortesia; che secondo questi più discreti, gran cortesia è rispondere alle lettere dell'amico: e voi avete bene l'arte di fare altrui ogni appiacere che far si dee. Sono contento che abbiate un poco sollicitudine con quel turchio, che ben dee essere saracino o barbaro, a essere stato tanti anni sì crudele di sì onesta sorella, s'egli ha potuto farle bene, come voi dite. E s'io istraboccai con voi, vinto dalla pietà dell'afflitta, iscusimi essa pietade, ove errato avessi con voi: chè (a Dio il dico) come con padre propio o come con meco medesimo feci con voi. Ma io non debbo restare, ch'io la debbo sì visitare o di parole o di fatti in questa sua tribulazione, ch'io in parte la consolerò. Iddio mel conceda come ho la voglia: e s'io predicai in quella lettera, pienezza di spirito e voglia di soccorrere il fece: bench'io errasse nel troppo. E non ve ne cheggio perdono, chè tra noi due non cade. E s'io pensasse l'aveste per male, non vi direi queste cose. Ricordovi che non pognate l'animo alla terra, per modo che dimentichiate il cielo: e che io credo più esser accetto a Dio una moneta di vostra mano data per Dio, che cento marche quando none le potrete portare. E questo sia uno capitolo de' saldi delle ragioni che dite che siete per fare: che Iddio sa quant'io credo che penaranno i vostri compagni a rendervele! Ora io cognosco che siete più cauto di me; che penso fate le limosine segrete, e guardatevi ch'io nè altre nol sappia; e io n'ho fatta una piccola, di fare una lettera a una donna in fortuna, e holla già trombata per più lettere; e forse mi si poria dire: Amen, receperunt mercedem. A Guido e a Nofri v'ho raccomandato, e loro salutato per vostra parte. LAPO vostro. 26 gennaio. Sento spesso di vostri grandi conviti, a uomini e donne ricchi delle pompe del mondo. E questo è bella cosa: ma, secondo il savio, vogliono esser radi. Ma non vi iscordi ch'e poveri venghino anche a vedere alcuna volta sì bella casa, ripieni e ristorati da' vostri cibi; sì che Dio non vi possa rimproverare: Una volta avessi tu convitati gli amici miei alla casa ch'io ti donai! Ser LAPO vostro predicatore.