Iersera, mentre ch'io cenava per sabato sera, afflitto di molto affanno del dì, ricevetti lettera, da voi; la quale mi diè piacere alla mensa. E se monna Margherita, che ha un poco del reo, non dicesse ch'io lusingasse, ben vi direi una verità; cioè, ch'io ho troppo diletto delle lettere di vostra mano; perchè mi pare esser con voi a faccia, o vedervi scrivere e diportare meco: intanto che quasi ho per male quando la soprascritta è di mano altrui, come fu questa. Or pure io ho un conforto, che la detta donna non sa leggere, ch'almeno non ha questo diletto, ch'ella vegga i nostri ispassi. Ella mi fa venir voglia di sostenere que' buoni ragionamenti, ec.; che dice, Che prima si vuol fare e poi dire. Ella dice vero: e così feciono i santi; ma i peccatori, c'hanno un poco di buona volontà, non vogliono operare, ma hanno diletto del dire. Iddio ci conceda operare que' libri, ec.. La lettera vostra puosi in mano a Guido, com'ebbi cenato; e sanza dirgli nulla, essa lettera ve gli raccomandò. Ove diceste che Calcabrino m'aspettava, s'egli mancasse; voi siete male informato della grazia di Dio: ella è ne' soli e negli accompagnati, quand'altre la vuole. Bene sono utili l'oneste compagnie. Francesco, se voi siete sano, voi state male a Prato mentre si fa l'estimo. Credete a me: altra volta ve l'ho detto. Venitene qua solo, sanza la donna. Poi per lei andremo, o manderemo, a bell'agio. Tanto ho cerco, che ho trovato un bello scrittore, buona persona e fedele, fuor delle Stinche: e lunidì si comincia il libro vostro. E uno ve n'ho comperato di San Girolamo, cioè sue Epistole volgari, di grande effetto. Il qual Guido ha molto lodato, perchè l'ha già studiato. Iddio v'aiuti e vi consigli. A monna Margherita mi raccomandate: e ditele ch'io vorrei esser un gran maestro per mostrarvi il cuore e l'amore ch'io ho alla vostra famiglia, tale ch'io ho già dubitato di piacevol malia. LAPO vostro. Domenica xii di luglio. Troppo fate di mia madre. Iddio vi renda per me queste e l'altre cose, ec.. Guido va a questi dì a l'Ermo.