Bench'io vi rispondesse per chi me ne domandoe, questa vostra andata fu molto presta; e ben mi usciste dell'occhio, ch'io no me n'avvidi; e siete costà con Barzalone sanza me, come ch'io speri che negli animi e ne' parlari io sia spesso e ognora con voi, come voi meco, rimaso solo e iscosso della vostra presenza: che pur l'andar badando ch'io fe' domenica, sanza compagnia, saria stata sofficente cagione a farmi trasecolare. Ma consolomi ch'io penso vi consoliate; e più non posso. Vostra lettera ebbi ieri ch'andava a Pescia; anche farò che sarà data. A Vieri andai a casa, e a casa ser Cristofano; e trova'gli, e confermai Vieri in quello gli avate detto del vino, e ser Cristofano pregai che alla tornata farebbe in qua v'avvisasse se più ne voleste, e se avea il modo a farvi servire perfettamente. A Barzalone dite, ch'io ho nella mente i suoi fatti, e poche sere passano ch'io non ne pratichi con Nofri. E ancor non è venuto loro alle mani la sua posta, ma sì la vostra oggi. E pare che vi si siano su fatte zuffe di cani: et diviserunt vestimenta mea, et super eis miserunt sortem. E in fine, Francesco Federighi vi difese per modo, che quasi n'uscì iscandalo fra gli altri; tanto volle farvi agevolare, e tanto che a de' compagni e' n'ha fatto poco appiacere, per porsi e fermarsi troppo basso. Or non è che non abbi fatto molto per voi, e non è che l'amico mio non dubiti; però che nell'altre Ventine non fia tanti amici. Or sia che può. Iddio vi provvegga. Confortovi a ricordarvi di me, chè voi ho nel cuore spesso. - LAPUS vester. XVI martii.