Stamane vi scrissi, e mandai la lettera a monna
Margherita, solo per dirvi novelle di
Guido, e quello che
vi manda a dire, da
Pavia, del giovane vostro di
Melano: e dissivi di lettere aute da
Barzalona, poi
Simone
andò. Non ne dico più, chè l'arete auta.
Questa vi fo per risposta a una vostra ricevetti oggi. De'
fatti di
Francesco diremo per agio. Voi e io siamo in uno
volere: ciò che m'ha fatto noia è, che la ragione e la
legge
provvede a ogni cosa, e questo
giudice volontaroso ha peccato
nel troppo; e verrà tempo che per la coscienza sua ne fia
dolente, nell'avere trapassato un poco il segno, a fine di
vano onore.
E
fiorini X no gli
prestava io, anzi gliel donava; e di più
non volea esser
richesto: bastavano bene quegli a me e a'
miei fanciulli, che non aveano peccato nè colpa. Or come che,
solo per lo fallo, io non sarò mai nè potrò esser amico di
Francesco come prima; pure io non vorrei che io e ogni amico
fosse castigato d'ogni suo peccato. A me non pare esser di
que' giusti, ch'io chiedesse la giustizia sopra me. E per
questo non alleggero però il fallo di quello impazzato. Se
l'avete sovvenuto per mio amore, io mi v'era e sono più
obbligato. Io fui richiesto di scrivervelo, e nol volli fare
per questa materia; che non mi parrà ch'altrui toccasse il
fallo, e a voi la pena. Pur è il vostro doppia cortesia.
Ser
Paolo ebbe caro quello
aceto più che
malvagìa; e così
mandai a dire a
casa vostra da sua parte, come e' mi disse: e
volentieri v'ode ricordare. Se vedeste una lettera che
Guido
mi scrive della morte sua (che udì che era morto in quel
modo), nolla finireste di leggere che prima l'areste piena di
lagrime. Mostrarolla un dì a
Barzalone.
Manda'la a monna
Francesca.
La stanza vostra costà e lo star qua, mi diletta quanto io
veggio sia più vostra consolazione. Io vel dico
in verità; e non guardo al piacer mio, ma al vostro
riposo della mente; chè altro non possediamo che vaglia uno
frullo, se none pace mentale e amor di Dio. Sappiate
iscegliere questo tempo, e ruballo al mondo, meglio che non
so io.
Monna
Margherita non visito per vergogna; ma pensando fare
utile a voi o a lei, ogni sera andrei a sapere s'io ho a far
nulla. Dio vi guardi e v'aiuti. -
LAPUS MAZZEI vester. II
iunii.