Maggior carissimo. Attendo a far risposta alla lettera di quella santa Sorella, per vostra parte; e attendo di copialla di mia mano, sanza alcuna fatica, nel vostro libricciuolo. La risposta non so ancora cominciare, perchè a buona fe e' mi manca la virtù e lo 'ngegno; e penso che la vostra semprice e buona, che fareste voi con buono animo, avanzerebbe la mia. Ma ho paura che, come uomo allegacciato e incatenato, non potete gustar nulla. Io vi priego e richeggio per l'amistate che è fra noi, che pur ora par che mi spiri nella testa sanza priego o ricordo di persona, che voi pognate un poco il cuore a quella vedova abbandonata del Serraglio, che vende l'olio, e ha quelle sue tante fanciulle grandi da marito; e che s'ella è buona rimosina, come io credo, che voi n'aitiate una maritare, con mettervi entro quello costa a lavorare due o tre moggia di calcina: chè morir possa io di mala morte, s'io non estimo che le vi varranno più che le centinaia di quelle ch'avete già spente! Tuttavia, s'io uso con voi troppo sicuro parlare, perdonate all'amore che mel fa fare. E ricordivi che, morendo voi sanza altro ordine, che 'l Vescovo di Pistoia è signore di tutto 'l tesoro vostro, secondo che voi stesso m'avete detto. Come arò tempo, mostrarrò a Guido la lettera della Suora. In mano di lui morì Andrea Betti alle cinque ore. O che pietà è a udire ogni cosa! - LAPUS vester. XII ottobre.