Ricevetti la vostra lettera con la 'nterchiusa di Sandro Mazzetti; et essendo a tavola con Guido nostro, gli feci la vostra ambasciata tanto adatta e tanto a punto, quanto meglio seppi; eziandio vantaggiando la vostra, se vantaggiar la potei: perchè piglio troppa consolazione quando io il posso mettere bene nel vostro amore; sì che e' cognosca bene è virtù in voi, quanta io gli ho già di voi detto, intorno alle cose di Dio, che già insieme abbiamo conferite; faccendo dell'altre cose quella stima che si dee. E veramente, Francesco, gli uomini si cognoscono nel pigliare i partiti. Questo dico, perchè da me e da chi sa più di me siete riputato da più che voi non dimostrate altrui; e questo è del senno, che è a dire che in questa grande città v'abbiate iscelto per amico tale uomo, quale è costui, sopra tutti; che mai da voi nulla vorrà, nulla disiderrà, di nulla vi richiederà, se non solo quanto sia onore dell'anima vostra e salute, e onesto contentamento della persona vostra. Da costui areste fedele consiglio, e la persona e le sue cose preste, come s'elle non fossono sue. Or ringraziatene Iddio; non come io, che 'l fo rado, benchè assai spesso dica: Io non so da qual banda io meriti l'amistà sua! e da Dio la conosco. Io gli dissi: Guido, Francesco mi manda una cortese villania per risposta a una lettera ch'io gli fe' di Sandro Mazzetti, con dirmi: Ser Lapo, troppo tiepidamente istimi l'amore tra Guido e me, tanto lentamente mi scrivi della limosina di Sandro, che piace a Guido. Di' a Guido ch'io ne sono molto contento, e che del fondaco e d'ogni cosa sarà ubbidito com'io: mandi per essi. A Stoldo ho scritto faccia ciò che Guido dice. Guido si volse a Nofri, e alla donna di lui, cioè monna Niccolosa (ch'eravamo a tavola), e disse: Ben, che dirai che vuoi da Francesco? e altre parole, ec.. Più non vi dico; chè ad altre cose della vostra lettera risponderò a bocca, diposto il murare del verno. E Iddio ci consigli l'onor suo, e 'l bene di noi sue criature, per la sua misericordia: chè di lui ci ricordiamo sì poco, e della sua eterna magione, che e' non saria gran fatto dimenticasse noi, e che ci trattasse per veri ingrati. Guai chi solo al trapassare del fiume si ricorda di lui! Stasera nel banco di Francesco Ardinghelli è stato morto, in Mercato nuovo, Corso di Niccolò Dietifeci da una brigata, che lo isvenarono, tra mille persone, come uno castrone. Cristo ci aiuti, e da queste furiose morti ci liberi per la pietade e misericordia sua. Or ha raunate le migliaia; or ha fatto il gran palagio, c'ha speso fiorini quindicimila; or ha giucato e vinto; or ha i grandi cavalli a destro; or tolga le pulite mense, i compagni a' conviti, che tutto giorno avea! Or tante amistadi di mondo, ch'avea a Firenze e a Vinegia, che gli vagliono? Tutte queste cose veggono gli occhi nostri per maggiore iscempio di noi, se di Dio non ci ricorderemo. Più non dico. Confortovi ad amarmi; ch'io amo voi e vostra famiglia in grazia di Dio; e lui priego per voi, chè vi sono io e mia famiglia troppo tenuto. - LAPUS vester. XXIIII di novembre.