Messer lo Conte dal Palco, el vostro servente, fattore de' Carmignanesi, salute e buono amore. Se accadesse alla vostra Signoria, per qualche modo, sanza isconcio, mandarci il vostro destrieri chiamato il ronzinuzzo, innanzi pasqua, me ne fareste appiacere. Ma in verità non vorrei cel mandaste solo per me, che non n'ho però gran bisogno. Io verrei costà in sulla cavalla mia il dì di pasqua dopo la desinea, e in sul vostro palafreno metterei due miei fanciulli tra in sella e in groppa. La donna è stata poco sana, e verrebbe in su un'altra ronzina in costa, a vedere fare la mia vigna; che n'ha voglia, pensando migliorare a questi belli e lieti tempi; i quali penso vi fa Iddio perchè vi consummiate in fare i defichi, che dite fare a suo nome. E altro ronzino o mula in niuno modo mi viene a taglio. Altro non ci è a dire. El Conte maggiore, Guido nostro, mi scrive spesso; e oggi ebbi sua lettera. Dice l'attendiamo a mezzo gennaio. Messer Domeneddio cel presti e conservi lungo tempo. Cristo vi guardi. Monna Margherita non m'ha mai risposto alla mia lettera. Penso la diverrà come alla fontana Procola, che quanto quell'acqua più è rattenuta, più gitta forte: così ella, per lo rattenere e indugiare, gittarà fuori contra me una epistola grande e piena, che parrà delle discepole di santa Margherita, quando ella mattò quel Cavaliere; così ella matterà uno procuratore da Carmignano, c'ha il credito in contado. - LAPO, dì XXI.