Poi ch'ebbi scritta una lettera, risposta alla vostra, e datala al fondaco, vi fo questa; perchè non manchi. Io arei bisogno di forse 2/3 di barile, che v'è rimaso di quello torbido, per riempiere il mio bianco. Io l'assaggiai ieri; egli è buono troppo, come che e' sia molto arrozzito. Mandatelo a dire a monna Ave, o io mel torrò da me. Faremo a scontare di tre lire io resto avere di que' quattro barili, oltra fiorini tre di punto ebbi dal fondaco. Io v'astetto al mio vino vermiglio mordente, che è miglior che mai. Io ho già auto, della vostra iscema, quattro fiaschi. Nol dico, perch'io non ne possa far come del mio, ma perchè sappiate poi com'egli è ito, se la trovarete vota; che in verità penso: però che da monna Ave avete fedelissimo servigio, e io ne le fe' ieri una predica, e trova'la bene disposta. Tutti i suoi affanni sono in su l'avere sempre a stare rinchiusa in casa come paterina, per paura ch'altre da vostra parte non le picchi l'uscio, e ella non vi fosse: che dice che tutta l'acqua di Bisenzo e di Mugnone e d'Arno non la laverebbe. E certo sopra questa cosa ella pare in grandi affanni e in grande travaglio. Francesco, tornate oggimai! Ser Lapo. XVII d'aprile.