Le lettere mi deste in villa, ebbe Stoldo ieri in sua mano alle 22 ore, che cenava. Vennine a Firenze molto bene, lodato Iddio! E oggi mi sento bene. Ingegnerommi di sostenere questa fortuna pazientemente, da quel Signore che m'ha fatto tanto bene. Non sono da più ch'io mi sia: ma s'io non fosse cieco, pensar dovrei che ogni cosa Iddio mi faccia per lo meglio dell'anima mia, come fa il medico allo 'nfermo; al quale ispesso pare la buona medicina amarissima. Priegovi, per amor di me, confortate monna Margherita da mia parte; cioè, ch'ella non si rompa, per malattia o cosa l'avvenga, dall'amor di Dio. Ella ha veduto che il mondo e ciò ch'è nel mondo è uno vento. E forse questa sua febbre fia una fornace, nella quale s'arderanno tutti i suoi peccati, se starà contenta a questo voler di Dio: e non istà in altro l'amore, se non nell'accordarsi con lo voler di Dio. Voi ringrazio della visitazione d'ieri, che così amorevolmente mi faceste. Lapo Mazzei vostro. XVIIII di maggio.