Qua è apparito un Tedesco all'abergo della Corona, che viene della Magna: e a caso seppi ch'egli era il migliore mastro di mascalcia di cavalli che si truovi; e tanto gli andai da torno con le lusinghe carmignanesi, che mi diede in tedesco la medicina alle rappe. Holla fatta volgarizzare, e holla data a Guido; chè dice Nanni Benucci maliscalco, che la sua ne sente molto bene. In ogn'altra cosa mi piace; che andai con Guido domenica delle miglia quattro o più, per pessimi cammini; e per la prima volta, e tra sassi, fe troppo bene, non essendo usa fra tali iscogli: ma molto sudava, come che era da pensare dovesse così fare. Non potrebbe esser più bella di pelo e di grandezza a Guido. E per certo io tengo che s'e' vi farà attendere e alle gambe e a tutto, che n'arà lieto e onorato servigio. Mandovi detta ricetta, perchè sappiate dal vostro maestro Filippo se biasima questo suo artefice, o s'egli il loda. E mostratela a Barzalone; none ad altri. In fretta. SER LAPO, mercoledì X gennaio. Del fatto del sale v'arà parlato Nanni a bocca. Nuova non v'ha ancora buona o di molta speranza di pacifico vivere con queste genti dell'arme. Più tosto spero grandissimi furori d'armi in questi paesi per la lega si dice ha fatta lo 'mperadore col Melanese e Papa e altri, e per quella del Re di Francia. A Dio v'accomando; e lui è da pregare che non guardi alle peccata, chè nullo si salverebbe. Ricetta. Le grappe si fanno nelle giunture delle gambe presso a' piedi, che rompono ivi il cuoio e la carne fuor dell'usato, tagliando per traverso, e anche per lungo alcuna volta; gittando per le fessure puzzura, o acqua. Tutta viene per soprabbondanza d'omori. La cura è questa. Tutti i peli della giuntura si levino universalmente in questo modo. Ungasi la giuntura molto bene di silotro, caldo quanto la bestia può patire; e la decozione del silotro vi si lasci tanto, che i peli ne vengano sanza fatica. Poi con l'acqua sofficientemente calda si lavi la giuntura, sì che i peli in tutto caggiano. Poi si lavi la grappa con acqua di malva cotta, zolfo e sevo di montone; e la sustanza loro si leghi di sopra decentemente dalla sera alla mattina, et e converso dalla mattina alla sera. Poi s'unga con unguento fatto di sevo di montone, cera nuova, ragia, o trementina; tanto l'uno quanto dell'altro. E del detto unguento tiepido due volte il dì, con penna di gallina, s'unga la grappa a sofficienza; lavandola prima con vino forte tiepido, insino che le fessure siano assolidate: guardando intanto la bestia da fango e acqua. Consolidate le grappe, cioè le loro fessure, allaccisi e taglisi la vena maestra dallato dentro della coscia; e quanto parrà bisogno si tragga sangue. Detta vena si chiama fontanella, che è principio e cagione di questa soprabbondanza.