Sarò con Istoldo domane, e venardì alla Gabella; e operrò per voi quello che per me. È vero che lettera di ser Schiatta non m'è suta mostra, e ancor non ho veduta. Vostra lettera ebbi alle 23 ore ½, essendo già tratto il vino per cenare: e stasera disse tornarebbe per risposta. Guido non mi pare atto andare a Imola; chè sarebbe sanza frutto, perchè le cose s'avviluppano, e in Lombardia e verso Colle, per li nemici: e hacci altro pensiere che pane. A lui vi scuserò. A Grignano non sono per venire ora; chè poco starà, ch'io penso non si potrà stare ivi, nè altrove di fuori. La polizza dell'amico ho stracciata, scrivendo questa nello studio. Quando saprete quello si fa contra lui e altri, c'hanno a fare gran somme; e la poca posa che ha l'anima mia per fare i fatti de' poveri bene, e non ho aiuto se none uno piccolo camarlinguzzo; forse ve ne gioverà, per bene mi volete; chè vedreste in me, secondo gli altri mondani, alcuna favilluzza di fede. Non vi vinca la volontà di voler troppo tosto vedere quello non è possibile; chè volendo domandare, ancor non è chi possa cernire. E lo Spidale usa non far furore contra persona, ma sollicitare, e gravare con lento e sodo passo e impiombato. Non veggio più lume, però resto. A Dio. SER LAPO vostro.