Pochi dì fa intesi veniste al mare; ove pensando con voi far qualche posamento, e a voi venendo, vidi eravate tornato a porto: di che fui contento. Se con voi in esso mi ritrovasse, diremmo più cose delle occorrenti; e della ruota del mondo, com'ella gira sanza ritegno: di cui disse così puntalmente il vostro Boezio. Attendo ch'abbiamo insieme a rivederci; e l'acqua rattenuta isfogaremo, con rompere ogni pescaia. A Dio piaccia ch'a noi e agli altri amici questi salti siano ammaestramento. Da poi non v'ho scritto, perchè 'l bisogno non è stato; e a me vi prego nulla scriviate sanza bisogno, per torvi quella fatica. Da Guido ho aute più lettere. Stamane si partono e vanno a Vinegia, ove sperano fare poco o nulla frutto, per lettere hanno aute di là. Mantova è in istremità. Poco fiato vi par rimaso. Carlo Malatesti, malato a Bologna, ieri n'andò in là assai guarito: pensasi poco potrà fare. Iddio ci aiuti; chè gran sospetto è da avere che questo nostro paese non sia o non venti isola perduta. Tuttavolta la speranza di Dio è ottima, che con piccolo cenno dà ottime medicine. A Stoldo e Manno dico spesso in nome di voi quel poco ch'io so; e ogni avviso ch'io avesse, il darei loro volentieri come a me: altro non posso per voi. Volentieri il farei com'io soglio, torvi ogni affanno e ogni noia. Confortatevi e appoggiatevi a Dio, e accostatevi a quello vedete che e' promette e vuole. E così faccendo, vi parranno i fatti del mondo, fatti altrui non vostri; perchè gli amici di Dio di ciò nulla hanno a fare, se none, come noi peccatori, de' fiumi di lasciargli correre: chè pazzia sarebbe a noi imputata volergli rattenere, o mandare in su. Guido penso sarà a calendi Gonfaloniere di giustizia. Dio ne permetta il meglio. Gran dolore ha portato del suo Salvestro; e da' nostri Signori e da' Dieci ha aute tre lettere, che da quello c'ha a fare non si parta, per le novità di di Firenze, a pena della vita; secondo ch'esso propio m'ha scritto. Sia con voi Iddio. La comare salutate mille volte. LAPUS MAZZEI vester. XVI aug. 397.