Amico carissimo. Ser Lapo e io verremo giovidì mattina a Prato; se mercoledì sera poteste mandarci due cavalcature con uno de' vostri garzonetti. E se non aveste il modo, non vi gravi, auta la lettera, mandare questa propia a messer Guelfo: e questa lettera il pregarà che a ciò provvegga per noi. Noi cognosciamo che a un altro simile richiesta farebbe noia; a voi non pensiamo sia altro che diletto, non perchè dalla nostra parte sia il merito, ma perchè dalla vostra è uno amore all'amico nato nell'ossa, che tanto vi dà pace, quanto sente che servite chi a voi vuole bene di quello amore buono, che poco s'usa nella patria ove siete tornato. Credo pensiate faremo così di voi nelle vostre richeste, in quelle lievi cose che per noi si potessono: ma i savi e pratichi del mondo, come voi, non guardano altro che al buono e perfetto animo. Questo si pruova per la femminella che offerse il danaio, ec.: sì che, a essemplo di Dio, pensiamo stimate l'affetto nostro. Cristo vi guardi. TORELLO DI MESSER NICCOLAIO, in Firenze. XXIII di luglio.