Non ho potuto, compare carissimo, pormi a rispondervi prima, per certo iscuro caso accaduto ad alcuno, nel cui aiuto sono stato il dì e la notte; aggiunta ancora la malattia di ser Paolo, ch'ancor non è fuor del dubbio: risponder, dico, a' morsi mi fate fare del non farvi motto lunidì costà, che vegghiai la sera in sul far pigiare alle 5 ore, e leva'mi a ora ch'io fu' qui a dì: e fu ora pensai averne malattia. E dico che se voi, per mio amore, avesse l'occhio della mente alcuna volta ai viluppi ch'io ho, per lo Spidale a guidare, a trovarmi a reggere otto fanciulli e a vestirgli e calzargli e correggergli, solo sanza fante maschio o femmine, con donna che n'ha certamente due in corpo, e poco sana; e ad avere gl'impacci degli amici e di costà e d'altronde; voi compiagnereste meco spesse volte nell'animo il peso mio; che, come ch'io viva così lieto per le molte grazie ho da Dio più che in parte non mi tocca, certamente io ho peso a collo tanto quant'io posso. E però direste: Ser Lapo nostro non ci venne a vedere per cagione che dovette avere. Priegovi questo basti per ogni volta; come che voi avete sì il capo in Francia, spesse volte ch'io vi scrivo o parlo, che voi non gustate il vero. De' fatti di Cristofano, per che mi mossi a scrivere, vi rispondo così: che l'amistà nostra richiede, non che star contento a' fatti di Cristofano, ma se udiste dire ch'io facesse contra voi, o dicesse male di voi, che voi dovete rispondere: A qualche buono fine il fa. Così dicono gli amici che si vogliono bene per far bene, e non sono congiurati a fare il bene e 'l male, e non sono amici per accompagnarsi a torre l'altrui donne o i beni al vicino, o a guadagnare. Io vi dico, che de' fatti di Cristofano si fa bene, e l'onor di Dio e 'l nostro e 'l suo; e in fine se ne farà quello che direte, e non se ne levarà nulla, udito che ci arete. E l'altro amico ha già dato più che il terzo del debito; e forse presso a metà: ed essendo nel male stato che è, se gli cava dell'osso della gamba: e penso Cristofano, che gli ebbe la maggior parte in mercatanzie e cose, morto Caroccio, no gli vorrebbe trovare; tanto se gli ha appiccati all'animo: che, come che sia buono per altro, elle sono certe anime buone al mondo, e addormentate a Dio e al bene propio dell'anima, e della morte non si ricordano: e credo sia desso egli, che già fa dieci anni non ci diè danaio; almeno uno fiorino potrà dar l'anno. E voi toccate del ser Polta un poco, come fa catuno oggi che ci vive. La novella di ser Polta voi sapete: e se l'avesse dimenticata, dirovvela a bocca. Salutate monna Margherita. Il vino delle tre some arete. Quello di ser Cristofano arete e non arete, come vorrete. SER LAPO vostro. XXVIII di settembre. Ringraziovi della mandata dell'uve, e d'ogn'altro bene m'avete fatto, e tutto giorno fate. Ma in uno punto solo potrei ristorar tutto, s'a Dio piacesse; e 'l buono animo ci è fermo.