Come ch'io sia stato tardo allo scrivervi, non sono addormentato
in ricordarmi di voi, infra gli amichevoli ragionamenti ho auto col nostro
Guido poi vi partiste. E pensamo riavervi più tosto, che stimavamo fosse
più vostro profitto e consolazione qui, per voi e per vostra
famiglia.
Tuttavolta, quivi è migliore essere ove meglio si fa; o almeno, dove
meno falli e difetti si commettono; poi che inchinati siamo sì a queste
cose basse, che di procacciare di buona stanza in quella vita lunga non
ci curiamo. A me il dico, e honne vergogna. Or tornando al proposito per
che presi la penna standomi al vostro
banco;
Francia, priegovi, se siete
per stare, che facciate uno verso alla donna, che una volta il dì e una
ora e non più ne mandi il
fattor minore all'
abbaco; non tanto perché
grande acquisto ne speri, quanto per non perdere quel poco avea
apparato in parecchie
mesi. Questo dico, ove non isconci voi il pensier
mio, o vostra
famiglia; chè una volta è vostro, e a vostro senno ha a fare. Più
non ne dico.
Salutatemi
Barzalone; e ditegli che s'io pensasse che fosse ne'
contanti
a gola, come di tali sono qua; io non curarei, anzi arei per bene egli
soccorresse mia
madre quando ella avesse bisogno: ma penso ch'egli ha
d'avventura spesso la borsa più vota di me. E però mi pesa se n'ha noia.
Non so s'egli ha riauti, ma io gli ho rimandati, i
danari le
prestoe: che
Dio cel guardi; e a noi
conceda di poterlo bene ristorare. Accomandovi a
Dio.
LAPO MAZZEI, al
banco vostro. VII di
maggio.