Penso dirvi brieve; chè stimo negli amici così fare, s'intenda spesso lunga intenzione dello scrittore; chè di piccol detto si può molto pensare. Vedete i tempi sono corsi, e piacesse a Dio fosse stabile fine. Avete udito l'uficio ho di nuovo; el quale, ove gli altri accettano con letizia, io l'ho preso solo per bisogno, e non sanza malinconia; perchè alla debole mente mia bastava l'usata noia, che ho in casa e a' poveri. El guadagno di questo caso nuovo non mi paga o appaga de' nuovi viluppi in che s'entra per chi molte cose vuole fare: che a me sopra ogni allegrezza e ricchezza è la libertà dell'animo e il riposo della mente, e il poterla menare ov'altre vuole, e con Dio e con le genti, a posta di chi se la sa libera conservare. E non credo nulla si truovi sì buona in questo mondo, ch'al detto bene si dovesse accambiare. Sa Iddio che non per propia volontà, ma menato dal bisogno, l'ho preso a fare, per soccorrere col mio sudore alle mie cose. Ècci ancora poi stata la morte di monna Bartola mia madre; che essendo sollevata e venuta al fuoco per cenar meco, quando l'andai a dì XXVII a visitare, gridando ad altissima voce O Iddio aitatemi! due volte sole rifiatando, ispirò l'anima in mie braccia. Erasi di poco alla chiesa confessata e comunicata, chè l'usava spesso. Morìo in sabato sera; in quella ora che, già fa trent'anni o più, diceva in detto dì cento avemarie. È suta da Dio esaudita di morire in luogo che la sia sotterrata col marito suo; che mai non chiese altro. Morìo innanzi a' suoi figliuoli, e sanza stento; come migliaia di volte ha detto: Iddio mi conceda ch'io non rimanga dopo voi. Appari'vi io, sanza saper sua malattia; e da altra parte vi venne Lionardo, non sapendolo; e trovolla spirare. Soppellimola a Prato, ov'ella disiderava. Ella si partio contenta; e me vile e da poco e ingrato lasciò molto isconsolato: perchè in questa infermità, non pensando io ch'ella fosse a morte, non le fui cortese e umile come arei voluto; ch'almeno con lei allato al suo viso avessi dormito e ragionato una notte, e confortato quel vecchio corpicciuolo, e quella affaticata anima a partirsi volentieri e andare a Dio, alla nostra abitazione, lasciando con diletto i nostri viluppi. Spero però che l'arà fatto, per la buona vita ch'era di lei passata, e per la lunga penitenzia ha fatta, poi fu sanza me, di fare continovo stento di sè e della sua bocca, levandosi la mattina all'orazioni e la sera ripigliandole, e me sempre pregando: Figliuolo, salva l'anima tua, e d'altro non curare! Direi fosse stata maravigliosa morte; così gridando morendo, che dal grido a esser fuori il fiato non fu due paternostri: e certo e' fu quel male si chiama, credo, gocciola; o e' fu miracolo di Dio. Priegovi preghiate Dio per lei: e nullo tesoro potrebbe più appagarmi che udire che per lei si pregasse. Non saprei ristare di lei! E vostri fatti da Prato sapete da Stoldo. Lasciate un poco fare, per vedere se accordo fosse là a pagarvi. E se pur s'avvolgeranno, seguiremo a tòrre per li 300 quel bene che v'è: l'avanzo, sollicitaremo i mallevadori de' 300. Barzalone mi visitò sabato alle 24 ore; e dissigli stavamo tutti bene: e di voi, e di lui con voi, dicemo assai: e all'una ora monna Bartola passò! Altro non so che mi vi dire: pensai dirvi brieve; ma e' non è in nostra balìa poter sì fare, quando altrementi vuole Colui che lei ha rivoluta. Attenderò a fare per l'anima sua tutti dì della vita mia. Iddio m'aiuti ritenella nella mente, come l'ho al presente, quel tempo che viver debbo; se vivere si chiama quello che Dante dice, che è uno correre alla morte. Messe Romeo de' Fuscherani visitava all'abergo; e non trovandolo là, il trovai in Mercato Nuovo: e per vostro amore l'onorai della persona, a proferermigli quanto seppi. Trova'lo allegro: ma non so come un savio possa stare allegro, pensando che nulla allegrezza può durare. LAPO vostro. II di dicembre. Se d'Antonio da Camerino avete nulla, avvisatemene. Qua non venne poi nulla.