Al nome di Dio. Una vostra grande n'ho auta: da poi n'arete aute due mie, a che non cade risposta. Compassione vi porto, e aitar non vi posso. Malagevole è a trarre uno d'etade matura, fuor di sua natura: che avendo a rispondere a mille, mi fate lettere di quattro fogli; che da una parte m'è uno dolore: e io non avendo al mondo a scrivere altro ch'a voi, mi par avere assai fatto a farvi una picciola lettera. O pensate ch'io ci penso su assai all'esser vostro! e vengoci su meno: e pur vivete. Ma fine ci porrà Iddio in qualche modo: Iddio piaccia sia buono. Che se pensassimo a quello che noi siamo, non a quello che posseggiamo, tosto ci spacceremmo delle frasche, e vestirenci di miglior pensieri. Torno a farvi brieve risposta alle parti di bisogno: dell'altre, dee! non vi curate. E comincio di Tanfuro, e di lui certo è come dite. E il suo fine mi fa più amare Iddio. E come dite voi stesso, altre che voi vorrei il facesse finire; chè molte cose si converrebbono, che l'etade vel vieta. E se pur diceste: Qual ti par meglio? dicevi, il lasciallo così stare; e più tosto accorderà quello, e ogni dì si può ripigliare. Voi dubitate che e' non sodi. Volesse Iddio ch'egli 'l facesse. E non vi date fatica d'altri avvocati ora; che a voi avviene certe volte come alle donne, che se 'l panno non è ben di costo, non par bello. Benchè da altra parte dite, che quegli che guardò le pecore vale assai. Io mi cognosco, che non è così; chè da tanto è l'uomo, quanto Iddio il reputa: e i miei difetti mi dicono da quanto e' mi tiene. A Francesco è da mandare certo qualche cosa, di costo di qualche due fiorini, come se frasche da mangiare, ec.; se costà avesse nulla, che qua non fosse: sappiatelo da qualche fiorentino; sì che non paia cosa fatta a mano per le prestanze, ma per segno d'amore. Credete al vero: in ogni luogo si vorrebbe qualche amico; e una volta ristora tutto. Io il vidi avale la viltà di Stoldo e mia, non sappiendo cui richiedere per lo fatto; vedendo chi contro ci venia: come che poi ripigliasse ardire dalla ragione. E ora, ne va Stoldo sì gonfiato co' Pratesi a cui s'abbatte, che non si può con lui. E' v'è utile e fedele. E creditori da Prato mandarono ambasciadori a' Sei per aver sindichi: e' fanno pur come la volpe ch'è nel laccio, che rode: e sonne iti voti. Così penso faranno fino che non s'accordano con noi. El piato tuttavia si rafforza, sanza troppo sconcio di me: e già l'uno lavoratore, cioè da Filettore, ha confessato a Palagio, per forza, il podere per voi. Lasciateci seguire, e non ci isconciate con lettere che mandiate a Prato: salvo se carità vi movesse, credo fareste bene, e piacere a Dio e al mondo, a concorrere a rata; perchè siete più potente di loro. L'ufficio mio è Notaio della Grascia, che è assai utile in questo tempo. Ben credo, perch'io non ho da Dio (e hollo caro) d'aver roba, che qualche caso verrà d'averne meno frutto che gli altri. E già comincia a tonare; non so se pioverà: nulla ne curo; e non mi fa noia, se non come se fosse fatti altrui. Di monna Bartola, vi ringrazio quanto ne dite e quanto ve ne 'ncresce. Attendo all'anima sua, quel poco che potrà la mia fragilità. Dio m'aiuti non dimenticalla mai. De' fatti di Grignano, farò ciò che mi consigliarete; chè ora vi dico m'è levata via ogni voglia di mai vedello. D'andare io a maggiore stato o ufici, vi dico tanto è malvolentieri, che se non mi avesse tenuto il timore di Dio, e paura di riprensione, forse sarei saltato in questi tempi a cosa di più onore di mondo, che dove sono, al parere di molti; e ho lasciati andare di belli colpi. Ma io ho posta giù parte della mia superbia; e intendo volare basso: e temo non esser ingrato verso Dio di questo conoscimento m'ha dato, cogli altri benifici ho da lui. Quando feci il compromesso, ser Schiatta promise sodar bene di fiorini 300; ma nella mia carta non disse per cui, però che nol potea dire, e non sapea chi 'l servirebbe. Ma poi vi sodò, com'io gli feci la copia; e mandovvi la carta. E vidila, e rende'la alla tavola, e stava bene: però non so i nomi; ma aretela in casa, e farella ricompiere. Torno a Tanfuro: non bisogna vada a ser Vanni per la cosa ch'io ho in mano. E non è ch'io fosse buono suo discepolo; ma il vero è, che queste parti so com'egli. E dicovi, non si può far in modo alla Mercatanzia che e' non n'esca, sodando bene. Ma se aveste chiarito che v'ha a dare, e avestene sentenzia, allora si può fare al Podestà di qui pigliare il debitore; e non può mai uscirne, se non paga. Ma de! non entrate or più a dentro: lasciate star così; ella sta bene: pensate a vivere nella memoria di Dio più che potete. Salutate quella che sì spesso vi fa crucciare. Ma l'amico che perde nove anni a murare una buca da granchi (che ben siamo granchi), ha poca levatura così com'io: però scuso lei un poco. Leviamo gli occhi al cielo; e non pure a terra gli ficchiamo, come fa il zembuto per vecchiezza: e viveremo più contenti d'ogni cosa. Cristo vi guardi. Stiavi a mente la tavola, dove ha fare Antonio da Camerino, ec.. - SER LAPO vostro. XVII dicembre.