Questo dì ho aute due vostre colle copie a Prato, ec.. Sta bene. Spogliatevi dì questo pensiero di questo piato per mio amore, e lasciatelo a noi in grazia di Dio. Esso ci aitarà: faremo come per noi. Al Podestà abbiamo scritto. Più non dico (c'ho il capo altrove), se non questo, che feci una lettera l'altro giorno, e copiossi, a Francesco Federighi, ove si disse del caratello astettavate da Guido Piacìti, ec.. E questo ancor vo' dire, che vo' m'avete un poco imbrattata l'amistà nostra; che voi pensiate per lo piato e per queste frasche mandarmi caratello. Troncate questo pensiero, chè voi m'avvelenareste l'animo. Io in niuno modo voglio. La malvagìa non usai mai; e la romanìa non berei. Io pur vi scrissi, ch'io per lo fianco ho due cogna in casa del vino della Torre, per me e per gli amici: costa fiorini XV: che n'aveste voi una volta: che basterà due anni, se tanto viverò. E però lasciatemi stare, e non mi trattate come amico innacquato; ch'io arei cagione di credere che voi non m'amaste. Do! morte, che non ci levi di terra, che l'uno conoscesse quel che volea dall'altro! E poi ritornassimo al mondo a rivederci insieme: vo' fareste buone risa, se voi sapeste quello ch'io disidero mai da voi avere. Volete vel dica? Vorre'vi santo e giusto; o almeno mansueto e agnello al consiglio de' buoni amici. E vorrei, s'io mai venisse in fortuna sanza mia colpa o in miseria, che m'aitaste avere del semprice pane. Iddio vel metta nell'animo, com'io l'ho io. Or non più, chè non pensai dir nulla. Io mando questo fante costà, e poi a Padova; e ho scritto da due dì in qua presso a uno quaderno di fogli: e mandolo a Padova per certe cose che 'mportano, che pur ve lo dirò: tenetelo bene a voi. Che vuole la donna d'Inghilese; che ci fe reda, godere mentre ella vive tutta la redità d'Inghilese, per una parola a gote vi mise nel testamento quello notaio, che no la intese egli stesso; e vuole ella pure impazzare in tanta ricchezza: e noi non vogliamo che ragione non fia. Dite al fante, che alla tornata faccia motto a voi: sì che s'io fosse allora costà io, o mio compagno, che mi truovi in Bologna con la risposta: chè io, o altre per me, sarò costà a' sei o otto dì di gennaio. Priegovi non ne parliate più che con monna Margherita: che bench'ella non sia uomo, ella è sì rea, che per amor di sè medesima non ne parlerà mai. A Checco Ardinghelli non ci parve da dare quella lettera: voi fate troppo troppo [sic] bene a far prima ch'altre le legga; chè siamo in su' fatti, e voi da lungi; e in una ora si vorrebbe in sul piato dire a una maniera come il vento mena, e di presente in un'altra come vento si muta. Do! per amor di Dio, sappiate andare come va il mondo: e non vi dolete, che siate da Firenze, e che volete partire, ec.; che per sostenere il vostro vi conviene rimedire. Non v'entri questo nell'animo. Sapete bene che in Corte di Roma, e per tutto 'l cerchio del mondo, si ritengono gli amici come colui per cotali frasche. Tutto v'ho consigliato per vostro bene e vostro onore; e ben credo certo che 'l crediate. El vostro è un bello coso e una bella e alta rocca, secondo il mondo; secondo Iddio, è un gran viluppo e gravezza. Do! se sostenere volete questo grande legno, crediate crediate [sic] che e' vuole de' puntelli: e l'amore e la carità è spenta: conviensi far con l'altre cose. Or lasciamo stare. Dice Stoldo, che troppe cilecche ci fate di questa cena; ch'almeno de' rilievi avessimo qua sentiti! Cristo vi guardi. - LAPO vostro. XXX dicembre.