Fiorini XXI, per ducati venti pagaste, abbiamo dati qui a' vostri, che pongano a vostro conto. Arete aute tre mie lettere; e arete fatta qualche risposta sopr'alla prima, ch'io vi dissi, d'una copia di lettere, se a voi parea mandarla, in detto modo, al nipote di Falduccio, o no. E al vostro parere, del sì e del no starò contento. Restaci che voi pensiate qualche cosa da presentare a messer Antonio da Butrio, che valesse intorno di fiorini X o ducati X; però che di tanti Consigli ci ha dati in Firenze, e costà, mai non volse nulla; e noi n'abbiamo pur vergogna; e egli non è potente, e ha famiglia. Se vi paresse in panno, o uno anello grosso d'oro, che ben lo valesse, per la moglie, o in qualche altra cosa, non gravi risponderne nella prima mi farete. Egli è onesta persona, dico di panni e d'animo: io ve n'avviso; e me avvisate di vostro parere, sì ch'io la mostri poi al nostro Spidalingo ser Piero. Le scodelline e altre scodelle o piattelletti ebbi da Barzone: non dico grammercè delle mie cose, poi che avete voluto che così sia. Attendo quel fatto per Domenico Giugni, chè poi il voglio ritrovare; e penso n'uscirà frutto di bene. Io sono rimaso sano, ma debole; ch'io non patisco: ho a far tante cose, oltra' ceci v'ho chiesti, che Iddio il sa: farò quello potrò. E vostri creditori sono addormentati, come vi pensaste: pure attendono ad avere sindichi. Lasciatela a me. - LAPO vostro. V febbraio. Domenico Giugni, fra gli altri, è della prima Ventina. Vedete se la fede mia e la vostra buona cortesia valse: gli altri saprò per agio. Costui vi basterà.