Padre carissimo. La vostra lettera a Meo mi piacque tanto, ch'io non ve lo potrei dire. Sapete bene ch'io non ve lo direi, se non mi paresse; e così dissi con Istoldo. La risposta vi fa il garzone ho veduta: non vi caglia come: ella viene per questo medesimo fante. Voi vedrete qui di sotto le copie ch'io vi mando, com'io vorrei che faceste, s'a voi pare: perchè sono in sul fatto; e sapete chi è in sulle cose vede meglio, che chi vede per lettera o nello ispecchio. La fanciulla mia è da marito, e ho la dota; e ella non è per crescere; e ho cosa ch'io mi contento, e honne buona informagione: e sopra tutto, ch'egli si rimette in voi. Or ditemi, che debbo io aspettare? Ben veggio che questo fatto vi costerà qualche cosa; ed è giusta e onesta cosa che vi costi: che perchè a me fosse costata, non che altro, m'ha la Lucia, sarei contento. E anche sono certo areste per male se questa fanciulla, che non n'ho più, né astetto aver mai, non v'avesse dato un poco di noia, anzi di letizia: dico pe' fatti da Barzalona. A questi dì v'ho tanto scritto delle prestanze e di Domenico, e d'altre, ch'io non so ch'io mi vi dica. Dicemi fatto v'ha risposta: e con grande letizia di faccia mi disse il tenore. L'acquisto è bello: credetemi, come solete; dico, di Domenico. Non fate queste lettere di sotto di vostra mano, per non durar tanta fatica: fatele fare al garzone. Io v'ho troppa compassione. E se molte cose non mi tenessono, verrei a Bologna a consolarmi con voi, innanzi che vegnamo meno; che poco mi curo di questa vita, per grazia di Dio; e assai per ora vengo migliorando. Cristo vi guardi. - SER LAPO vostro. X di febbraio. La copia, se a voi pare, o altrementi ch'a voi paia; basta a me piaccia a voi; dico, a Meo nostro. «Ho inteso l'effetto della risposta tua, e piacquemi. E ho più riguardo al tuo buono animo ch'hai verso me, ch'io non ho ad altro: sì d'esser contento a ciò ch'io dicesse della stanza tua di Barzalona (e di questo hai preso buono partito per te); e sì dell'altro fatto di ser Lapo, che importa più: chè veggio vi t'acconciavi da te medesimo ad averlo conosciuto per quello ch'egli è; e ora per mio amore veggio che non seguiresti mio consiglio, per avere due padri: assai mi t'hai fatto obbligato. «Da lui ho auta ancora risposta alla mia ch'io gli mandai; nella quale mi dice ch'io non gli parlo chiaro a suo modo, e che infine non vorrebbe farlo sanza mia parola, come quegli che è cortese in ogni suo fatto. Bene m'aggiugne di nuovo, che dal maestro tuo e dagli amici miei di costà egli ha di te buono rapporto. Il perchè io gli rispondo per questo medesimo fante, che tu ti disponi a farne per mio consiglio. E a te dico, che a me pare e piace che, col nome di Dio da cui viene ogni bene e ogni buona consolazione, che questo fatto si fermi, per mano di Bartolo dalla Lastra, che mi dice è l'amico che tratta: e così ho detto a ser Lapo. E perchè Bartolo è degli amici di Guido e di Nofri, e anche è a me molto conoscente per l'amore ch'era tra Guido e me, io ho fatto uno verso a Bartolo sopra questa materia. Da poi, se morìa non fia costà, io tornerò, e arò acquistato uno ch'io pensarò mi sia parente e figliuolo. E se morìa fia (e a maggio il vedrai), io astetterò te qua a fare della mia casa come della tua. «Non mi pare venga ora qua, poi che se' in compromesso per cosa che t'importa assai: e dove tu di' che l'àlbitro ti spaccierà in otto dì, volesse Iddio fossi ispacciato a Pasqua. Io so come questi albitrati vanno, e hogli provati. Penso oggimai arai chi t'aitarà nelle cose giuste e oneste, com'egli ha citato me, pur che e' non lasci me per te. E penso Tommaso dal Bianco, per mio amore e di ser Lapo che è suo amico, non si partirà dalla ragione: e pregaranne il figliuolo; e, se vuoi, io ne scriverò a Tommaso». A Bartolo dalla Lastra, lanaiuolo, direi così: «Fratello carissimo. Io ho sentito dal tuo parente Meo, e da ser Lapo mio, che hai fatte parole di fargli parenti. E parmi sia cosa molto a punto per ogni parte; ma sono più certo che Meo fa bene, ch'io non sono certo di ser Lapo; però che fa vent'anni che non fe mai nulla l'uno di noi, che l'altro non sentisse: ma io mi contento di Meo, perchè mi piace l'atto; e ser Lapo mi scrive n'ha buona informazione. Priegoti, o almeno confortoti, che se ti pare che la cosa faccia per l'una parte e per l'altra, che tu la tragga a fine; e fa'gli parenti: e di minuzzare le dote non ti curare. E ove vedessi fosse niuna cosa rea o per l'una parte o per l'altra, priegoti rompa ogni cosa. Tu sai pure ch'io sono tuo amico: e se io non te lo avessi meritato per altro, almeno per Nofri d'Andrea e per la famiglia sua so che mi porti amore; chè sai come io sono a loro. Cristo ti dia a pensare quello sia suo onore, e bene delle parti. - Per lo tuo FRANCESCO, ec.».