Avete veduto che ne' miei fatti propii, a me grandissimi, che ho ora trattati per vostra mano, io vi risparmio e non vi richeggio; che m'ha Iddio fatta, e penso farà, grazia che tutto farò col mio: che n'ho grande consolazione; perchè chi può, mi pare debba così fare. Ora messer Bonaccorso, così per ora al presente che si rifà l'estimo e la prestanza, non truova da far danari del suo, e richiedemi io vel raccomandi; che per voi riceverà grande acconcio. Io vi fo fede, che io sono uno de' quattro eletti dall'Arte mia a comperare una possessione, e hogli favellato della sua di Cigliano: egli la rimette in me, e pigliarebbe il danaio che e' vuole, s'e compagni miei tutti, o pur due, consentano. Io pagherò il danaio, e faronne carta. Ella è bella casellina; e penso aver lo staioro per fiorini 9, o poco più; e piglia il danaio che e' vuole, chè è circa XX staiora. Fovvene fede, che egli ha l'acqua alla gola: e pur oggi è nato a me questo pensieri di comperare per l'Arte questa terra, che altra volta ve ne scrissi per altro. Egli è fedele uomo, e di buona ragione; e mai più non fu su questo. E pur or torna da Perugia, per fiorini trecento o circa ha avere, e per le novitadi non ha fatto nulla. Esso dice vi scriverà più a pieno. - LAPUS vester. V martii 1400.