Di più lettere e mazzi ho ricevute ora ultimamente, e massimamente la lunga venne a Stoldo e a me, non farò risposta; chè attendo dir di tutto o di parte a bocca, chè troppo arei a fare a rispondere. Dirò solo di quanto ho in ricordo bisogni, sanza rivedere più le lettere. Le lettere avete scritte agli amici stanno in forma, che più copie non vi manderò; perchè io veggio che, quando il bisogno pur vi strigne, voi sareste in ciò a me miglior maestro, ch'io a voi buono discepolo. Sapete dir brieve e amorevole, quando volete; e l'Ambertano avete tutto a mente. Avetemi fatto ricordare quando messer Guelfo avea il popolo di Bologna innanzi per ammazzallo, e era armato; et e' solo: e seppe sì usare l'arte, che rimasono vinti; e non che irati rimanessono, ma egli feciono ciò che volle. Così penso addiverrà ora a voi. E non abbiate a beffe queste fatiche, poi che 'l mondo tratta così i grandi maestri come voi. Qua sono questi c'hanno il reggimento, e cavalieri e scudieri, che sono signori della lor città, e hanno che fare insino con l'acqua alla gola da difendersi di non esser male trattati; al modo si tiene oggi per questi Venti. Dico bene, che se Stoldo e io v'amassimo di quello amore santo che dovremmo, meno dolore ci sarebbe udir dire che voi fosse ben morto, cioè in grazia di Dio, che vedervi morire ogni dì una volta; e non so se ne piacete a Dio: tante cose e tanti casi e tanti viluppi avete a guidare e rimenare, quanti io vidi per li capitoli scrivavate a Stoldo; i quali iscorsi, soli i capoversi. E non veggio delle cento cose l'una ch'avete a fare! Iddio benedetto ve n'aiuti. E penso il farà quando vi farete nescio e semprice, e accozzarete parecchie che v'amino, e diliberrete credere più agli amici, tutti accordandosi, ch'a voi. Più non posso. Una volta pure il faceste come agnello mansueto; cioè al testamento: de' quattro, sono morti i due; e i due dormono o sognano. Dello star costà mi confortava per quanto io avea dì per dì dall'amico; e credo v'arà fatto pur bene, perchè tra tutti si fermoe, che gli assenti fossono bene trattati per buona cagione. Or udito voi e Domenico, mi pare facciate bene a tornare: e parrà pur loro, che e' ne siano cagione d'avervi fatto tornare: e penso gioverà. E l'astettar Tommaso in niuno modo mi piace, se per niuno modo si può fare altro; però che sì vuol tornare voi qui a otta che paia a costoro buono. Tommaso non è ancor levato da Pisa: poi qui si riposerà, vorrà andare a sua famiglia: poi penserete in due dì spacciallo; fiano otto. Ecco che costoro potranno credere che non vogliate ubbidire di nulla. E tutto ciò ch'io feci di far far quella spesa del fante, fu che l'amico si gravava del non avere risposta: ed e' non vuole fra que' lupi cerbieri, c'hanno occhi sottili, mostrare difendervi come se fosse vostro legato o giurato; però che, com'e' pensassono, nulla fe' di voi se gli darebbe. Ella è grande l'arte che ci s'usa infra i collegi degli Ufici di Firenze. E s'io fe' male, feci male a' poveri per cui raunate: sia sopr'all'anima mia, se secondo mia intenzione e conoscimento io potea far di meno. Non manchi, se tornar dovete, venirne con questi Ambasciadori, se potete. Voi siete sicuro uomo, e hollo caro. Ma e' dicea Iscipione, che ne' gran fatti era trista risposta dire: Questo non arei io mai pensato! Vogliate venir sicuro quando potete; bene che tutti nostri avvisi vagliono poco, sanza la speranza di Dio. Egli è solo quel tetto che ci salva, e vivendo e morendo; e voi il sapete meglio di me, che v'ha già tratto di mille lacci: me, più che di dumila; e ognora ho grazia di vivere per servillo: ma non comincerò mai; paura n'ho! Non so come si starà monna Margherita, che dite avea febbre. Iddio v'aiuti tutti. A questo siamo; e come pecore non ce n'avveggiamo. Penso Iddio le farà grazia, chè credo viva bene. E s'ella v'è mai rubesta, ringraziate Dio, che così permette perchè meglio il conosciate, e acquistaretene: e se ve ne romperete, fia il peggio dell'anima e del corpo. E che arete fatto? Ma volgete foglio: Chi siete voi stato a lei? S'ella fosse paciente e umile, non so santo che maggior battaglie avesse vinte di lei! Cristo vi guardi. Se avessi bisogno d'uno buono ronzino, trottiere, tozzo e orrevole, ch'è venuto sanza guastarsi punto 1400 miglia, are'lo per fiorini XVI; tale amico l'ha cavalcato, e vuollo vendere: mai non v'abbattereste più. E' si partì da Barzalona, e andò a Parigi, e poi in Fiandra con sua compagnia; e sonsi mutati più ronzini: questo non s'è mutato. - LAPO vostro.