Poco fa, a terza, ebbi da Stoldo vostra lettera, con interchiusa non minore. E dirò poco, perchè v'attendo; e bisogno non è, se non per parere ch'io l'abbia aute. E 'l vino bianco, lasciate a me; che, del male, farò come per me; e con più ingegno, s'io saprò. Voglionne i portatori lire quattro d'una botte di cogno ho trovata, e penso si riempierà con quello dello Spidale, c'ha meno mezzo barile. Del fatto di Tommaso, non so ch'io mi dica: se non tanto, che io non piglio le cose a furia, com'io solea; ma lasciole andare come natura mena, con confortare ma no isforzare. E' dice, che se non avesse assettate queste ragioni, ogni fatica durata si perdea: e pur sarebbe male. Egli è buono giovane; e de'si pensare fa il meglio che e' può. E ancora a mandallo sì dilungi, dovete pensare vorrà veder la famiglia: e non veggio sia costà in meno che a dì XII di luglio. Or Dio vi dia a prendere quello sia bene: esso sa quale è desso. Noi ci avvolpacchiamo, perchè le nostre voglie non sono temperate dalla ragione. Io pur gli dissi la novella di messer Rosso de' Ricci, quando fe confessare al suo notaio, come egli stava col notaio, no il notaio con lui. Dirovvelo a bocca, chè è bella. E Tommaso ne fu paziente; perchè sa siete pur discreto e cognoscente. E nelle cose giuste l'arete iscusato. Al modo mio, voi verreste qua, e qua gli direste i bisogni vostri, e la 'nformazione: poi andasse o per costà o per di qui, esso si contenta partir solo. Or io, come cieco giudico de' colori: voi, alluminato, vedete tutto. Qua costoro vi soprattengono; e già fanno da cinque fiorini a dieci; e voi vi tengono sospeso. Non vorrei si turbassono; che penso pur di no, tanto s'è lor detto di vostre condizioni; e l'amico buono, e quell'altro suo compagno, ch'io agguagliai a Chiarito, non me ne sollecitano tanto quanto soleano. Se sete richesto da persona da Prato, o d'altronde, di scritta d'importanza, nol fate ch'io nol sappia: nol dico sanza cagione. Astettovi per avere delle buone consolazioni, ch'io non n'ho più con persona, lodato Dio! Ogn'uomo si dà col viso a terra, con le reni a cielo; e io più che gli altri: ma pur m'avveggio il male ch'io fo; e astetto la morte, in verità non malvolentieri, nè con paura, se non per quanto io non vivo secondo la volontà di Dio. Se arete pure la mente a' viluppi del mondo sempre sempre sempre; non andrà la vostra volontà con la mia; e amici come di prima. Tuttavia siete da tanto, ch'io crederò arete più grazia di Dio che io, in cognoscere quale è il vostro bene. Se aveste a far sol per lane, e aveste chi v'attendesse di là, e troncaste dell'altre cose; credo morreste mercatante, e migliorata la ragione con Dio: chè non avete tempo a potervi di lui ricordare. Ma che si dirà di me, che ho tempo, e tengo con lui sola amistà di parole; e' fatti, che gli piacciono, mi sono nemichi? Certo io affogo, se non porge bene la mano; sì sono nel fango tristo. Cristo abbia di noi misericordia. Salutate e confortate monna Margherita. Appicchisi a Dio, e al pensar la sua morte; e ogni cosa grande gli parrà leggiera, per accostarsi al voler di Dio. - LAPO MAZZEI vostro. XXV di giugno.