Rispondo a due vostre ultime più brieve potrò. E anzi che l'avesse, era stato con Niccolò da Uzzano, e praticato della vostra tornata e della compagnia d'Antonio da Camerino. Rispuose d'Antonio così: Scrivi a Francesco sopra me, che Antonio è uno di quegli uomini di cui si può pigliar molta fidanza, quando egli dirà: Francesco, vieni sopra a me. E che esso Niccolò sè e tutta sua famiglia fidarebbe di questo affare: e che sicuramente ne vegnate co lui, pur che vi dica: Vieni sicuramente! e che vel prometta. Niccolò è savio uomo, e molto è oggi riputato che cognosca; e par molto amico d'Antonio. Se volete dire: E' manca a fratello! dicolo: E' non manca solo a lui; ma a più, a cui ha a dare: e dice non darà mai, se 'l Comune di qui non fa ragione a lui d'un torto gli è fatto non piccolo: il perchè, io penso egli ha a venire a Firenze: del quale io l'ho aitato, e aterò; e hogliene scritto istesso mio parere: e dicemi il Cancelliere suo, ch'egli ha voglia avermi per servidore e per amico. Lettere de' Signori et c. aremo ad Antonio, e quante vorrete; pur che Antonio abbia a venire qua: che se e' non viene in persona, non veggio suo torto si racconci. Raccomandategli Lionardo, che gli è stato più fedele a conscienzia, che voi non foste mai a Guido o a persona. Ho inteso quello dite della vostra passione de' denti; che l'ho provata; e quello dite della mia. E come ch'io non faccia in tutto come que' marinai (ma certo io ne fo buona parte), che mai non so quando sono satollo, se non quando m'incresce; ora la voglia è sì mancata, che radi volte mangio più che una volta. Impiccare'mene: se non che di quelli sono savi, già hanno auto simile rabbia nel mangiare. Ben mi guardo di più cose, ec.. Della ribola e di maestro Giovanni diremo a bocca. Savio siete, o diciamo conoscete molto: e de' medici, e d'altre cose, mi dite il vero più che la gente non stimarebbe. Io m'avveggio per certo, voi vi spogliate del vecchio e vestitevi d'uno uomo nuovo, alla pazienza ch'avete intorno alla prestanza; e fatemi sperare che Dio v'apra le braccia della grazia e del lume suo: che non è altro, se non cognoscere Iddio per quel ch'egli è, e 'l mondo per quel che vale, e noi quel che noi siamo. Voi avete auta la prestanza: se sarà ingorda (che non si sa da que' medesimi che la pongono), penserassi a correggere: se non fia, starassi. Ma allora ci sarete; chè non fia prima che a ottobre. L'avanzo farà Iddio. E' s'è tanto detto di Vignone, di Genova e Pisa, e altro, ch'io penso in verità averne più peccato che merito. Quello che disse quelle parole, e diè quelle note, vi dirò a bocca: è uomo dassai e buono: e penso dir bene, che l'ebbe d'altrui. A Francesco di Matteo avete fatto piacere assai. Ringraziovene: ma Iddio prima; chè penso ne gli avete piaciuto. Non potrete far cosa, per avere il vostro, ch'io l'abbia per male: signor ne siete; e io non vi fe' fare questa credenza. Non debbo molestallo più ch'io mi voglia, essendo a me com'egli è. Ora ho sempre detto, e dirò, che troppo gli avete fatto: e anco v'ho confortato e conforto, che agl'impotenti siate dolce riscotitore, per la carità di Dio. Di Salvestro Simontucci vi dirò a bocca le novelle: è lunga. Simile faremo delle ribole, perchè qua non n'ha: non pensava qua esserne bene consigliato: farollo. Non mi stette a mente farmi mostrare a Stoldo la lettera di Catalogna: are'la veduta volentieri: parlerenne, se a Dio piaccia. Iddio v'allumini, e aiutivi in ogni vostra opera. Ritorno al tornar vostro. Piacerebbemi molto con Antonio, o Nanni Aldobrandini; però che Nanni è pur dolce persona: e se non v'amava troppo, o voi lui, è di natura da farlo rivolgere come gentile uomo: ho caro siate amici. E se queste due mancassono, altro modo si vorrà tenere. Non mi piace però richiesta di lavoratori da Prato, nè di cittadinanza di qui. Lionardo mio sarebbe buono, però che è forte e fedele: egli è podestà nel contado in buono luogo ' Arezzo. D'altri modi ci dee avere; come sarebbe, ambasciata bolognese; o avvisarsi quando una brigata di costà, di buona gente, venisse qua. Benchè Bernardone, che si dice andrebbe per aria, et è uomo che vive et ha da vivere in molti sospetti, non va mai accompagnato: ma volendo andare al Palco, esce da Santa Trinta: e va solo con uno fante, le più volte. Ora penso pure che queste cose non bisognino. E se pur ne temeste, potreste voi far simile atto; e lasciar la donna, e mandar per lei o Stoldo, o uno di que' vostri di ser Tommaso, con la compagnia vi paresse. Or io insegno al maestro; e non so ch'io mi pesco. Del mastino di casa volle offendere, non ho maravigila; ch'egli è qui uomo per morire, per uno morso d'asino: e voi sapete come morì la mula vostra; e voi a che rischio foste. Noi siamo pazzi a non pensarvi. Stanotte e la notte dinanzi si diè al mio garzone il mal maestro, dormendomi allato. Ringraziate a Dio, non gli è piaciuto darvi figliuoli, per farvi meglio salvar l'anima. - XVI di luglio.